Ieri, insomma, è stata una giornata cruciale per il futuro del Napoli: dopo l’incontro di venerdì con Percassi e una notte di riflessione, Gasperini ha deciso di restare all’Atalanta e lo ha comunicato a DeLa e al ds Manna. Grazie di cuore e arrivederci: il capolista della classifica di gradimento se ne va. Il club azzurro ha aspettato la finale di Europa League e poi ha chiesto una risposta in fretta, considerando l’esigenza di ricostruire, ma avendo già intuito la direzione del Gasp al ritorno dall’Irlanda, ha tirato fuori la variabile.
Gian Piero Gasperini ha detto no: resta alla Dea. Ha preferito famiglia e figli-Atalanta alla bellissima donna-Napoli e Aurelio De Laurentiis ha fatto quello che si fa in questi casi: è andato a consolarsi con un amico. Antonio Conte. Da mesi la variabile indipendente dell’operazione panchina. Ha sempre fatto storia a sé, ma è diventato il grande protagonista della storia stessa. All in, tutto su di lui: un’altra prima scelta proprio come Gasp, primissima se consideriamo che il presidente gli aveva offerto panchina e contratto da 8 milioni già in autunno, alla fine della brevissima era Garcia, per salvare la squadra da un naufragio annunciato e puntualmente avvenuto. Miseria e nobiltà, un grande classico: da Totò ad Antonio, dal principe De Curtis al signor Conte. Il presidente e il ds Manna hanno aspettato Gasperini fino alla chiusura definitiva di ieri mattina, ma considerando il suo rapporto con l’Atalanta, e i rischi calcolati da sempre, non hanno mai smesso di pensare a Conte e soprattutto non hanno mai chiuso il canale nonostante la complessità dell’affare, a cominciare dall’accordo economico; soprattutto senza la Champions.
Fonte: CdS