Il Napoli ha accumulato circa 160 milioni di tesoretto. Un mercato da 250 con altre uscite

È una crisi tecnica. Epocale. Il Napoli è con le ossa rotte, ma quello che va progettato è il futuro in campo. E non fuori. Perché la solidità del bilancio del Napoli dà garanzie anche sul piano di rilancio, sulla rivoluzione che attende Aurelio De Laurentiis questa estate. Con gli arabi arrivati in città non si è certo parlato di cessione o d’ingresso nel club con una quota minoritaria: si è solo discusso del brand Napoli e del suo fascino anche a Riad, dove magari potrebbe essere ospite per qualche amichevole di lusso. O per possibili operazioni di marketing e di sponsorizzazioni. De Laurentiis non ha bisogno di aumenti di capitale perché fronteggerà i mancati introiti Champions della prossima stagione (tra i 60 e i 90 milioni) prendendo a due mani dalla liquidità accumulata negli ultimi tempi: 167 milioni. Il Napoli, fragile come un grissino sul terreno di gioco, ha la solidità necessaria per ripartire di slancio e costruire un futuro brillante. Al contrario, per esempio, di Juventus e Inter che devono attendere immissioni di risorse fresche per poter operare sul mercato. Ovviamente, bisogna saper spendere i soldi che ci sono: per la prossima estate il Napoli può potenzialmente spendere circa 250 milioni, tra le riserve e l’incasso della cessione (che è scontata) di Osimhen. Una serenità che consente a De Laurentiis di non andare alla ricerca di investitori disposti a entrare nel capitale, pompando denaro. Perché la forza del Napoli è nella solidità dei suoi conti.

 

A tutta forza 

 

Ecco perché non sarebbe male, visti i risultati pessimi degli ultimi acquisti, poter avere un allenatore che possa fare anche da manager. Per questo Antonio Conte potrebbe essere l’ideale. Il Napoli non ha, ovvio, la capacità di attrarre investitori legati al progetto del nuovo stadio, con relativo sviluppo immobiliare. Perché non c’è traccia di nulla, se non di parole presidenziali. Una parte di questi soldi avrà però una destinazione ben precisa: a meno che non arrivi una proroga alla “fine locazione” di Castel Volturno, il Napoli cerca disperatamente (deve andar via entro dicembre 2025) un’alternativa al quartier generale sul litorale domizio. Magari costruendosi il centro sportivo. Il deficit di sistema del calcio italiano non riguarda il Napoli: ed è per questo che De Laurentiis ha sempre avuto una certa idiosincrasia nei confronti dei fondi di private equity. La strategia del Napoli, prevede una quindicina di operazioni top in entrata e in uscita. C’è il ds Giovanni Manna che, nonostante non ci sia la Champions, non deve intervenire per abbattere il monte ingaggi: ora si aggira attorno ai 90 milioni di euro, ma ci sono i 14 milioni (lordi) di Osimhen. Che va via questa estate. Insomma, non serve fare cassa a ogni costo. D’altronde il bilancio al 30 giugno 2023 è stato chiuso con un attivo di 79 milioni di euro e quello che chiuderà tra 40 giorni avrà sicuramente un altro saldo (molto) positivo. Dunque, viene venduto chi non farà parte del progetto tecnico (ed è per questo che bisogna fare alla svelta a trovare il nuovo allenatore) e non per esigenze di bilancio. Motivo per cui Kvara e Lobotka sono blindati e andranno preservati. Lo scorso anno il colpo pregiato del mercato azzurro è stata la conferma di Osimhen. Poi si è rilevato un boomerang ma le intenzioni di De Laurentiis erano buone. E anche la prossima estate non obbliga a cessioni eccellenti (il nigeriano va via come da patti al momento del rinnovo) finalizzate a risolvere il problema dei mancati introiti Champions e della sostenibilità. Ovviamente, in questo De Laurentiis mostra il suo vero cambio di marcia: non c’è un rosso in bilancio da ridurre con denaro fresco, non c’è bisogno di abbattere del monte ingaggi. La rivoluzione parte da una certezza: la solidità dei conti. Volendo, adesso sono 250 i milioni da spendere senza indebitarsi. Senza tener conto del tesoretto che può arrivare dalle partenze (probabili) di Anguissa, NatanCajusteSimeoneOliveraOstigard e via dicendo. Il Napoli, insomma, può progettare un futuro forte in campo perché è fortissimo fuori campo. Senza il miraggio degli sponsor arabi o cose del genere: quello che è in cassa, l’oasi di liquidità, è più che sufficiente per far fronte agli impegni e a costruire un superNapoli.

 

Fonte: Il Mattino

 

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