In primo piano sull’edizione Campania del CdS
Il presidente è pronto alla svolta
L’ultimo ko con Thiago ha aumentato lo sconforto e accelerato la rifondazione
Resistono anche Conte, Italiano e Pioli
DeLa vuole un leader in panchina capace di rianimare una squadra in grande confusione e ormai svuotata.
Gasp è il preferito della lista
Sono giorni decisivi per la rivoluzione Bisogna cancellare le ultime delusioni
L ’ undicesima sconfitta stagionale ha fatto male: sabato, al 12’, il Napoli era già sotto di due gol con il Bologna al Maradona, e nonostante avesse davanti 78 minuti più i recuperi per rialzare la testa e rimettere in piedi la partita, è andato lentamente a picco. Aurelio De Laurentiis ha ascoltato i fischi e la contestazione del popolo delle curve al ritmo impietoso del coro, «Aurelio cacciali tutti», e alla fine non è neanche passato dagli spogliatoi. Non è andato dalla squadra: ha preso atto della decisione di Calzona di non parlare, del silenzio stampa, ed è sfilato via. Verso il futuro: la squadra è ottava con 51 punti in attesa del risultato della Fiorentina, prossimo avversario venerdì al Franchi, nona a 50 punti, impegnata oggi contro il Monza e anche titolare di una partita da recuperare con l’Atalanta. Sono le squadre di Vincenzo Italiano, la Viola; e Gian Piero Gasperini, la Dea. Sono due dei tecnici in lista per la rifondazione, la ricostruzione. E anzi, beh, il Gasp è in cima all’elenco dei preferiti. E mica per caso: Adl vuole un uomo di carattere, un allenatore con i gradi, un po’ generale e un po’ comandante, comunque un condottiero. Un leader in grado di allenare le menti e i corpi, l’anima e la tattica. La tecnica e il cuore: non ne può più di quello che continua a vedere in campo e fuori, della confusione e dello smarrimento di un gruppo che dodici mesi fa strapazzava chiunque e che ora si fa ribaltare in 12 minuti. Ha sbagliato, ha capito: all’alba della stagione con lo scudetto sulle maglie, la cosiddetta “New 3ra” da slogan francamente molto bello ma rimasto sospeso, aveva immaginato di poter fare a meno a cuor leggero di Spalletti e Giuntoli, allenatore e ds del capolavoro, e soprattutto di poterli sostituire facilmente. Nulla di più lontano dalla verità: il presidente ha commesso un errore e lo ha capito. È umano. Ma perseverare significa mettere in pericolo un capitale tecnico e societario costruito con enorme perizia, altrettanti sacrifici e collaboratori scelti con fiuto e bravura. Il calcio, alla fine, è più forte di tutti e De Laurentiis lo ha rimesso al centro del villaggio: ecco perché ha sparigliato carte e tavoli e ha puntato in grande anticipo su Giovanni Manna, il nuovo responsabile in pectore dell’area sportiva cresciuto alla Juve, 35 anni, il piglio e la competenza di poter ritrovare l’ordine smarrito in un anno.
Fonte: CdS