L’amore di Luciano Spalletti per Napoli (e il Napoli, inteso come gruppo squadra) è integro a un anno di distanza dalla festa scudetto. E quest’uomo tutto d’un pezzo – riporta Il Mattino – si commuove quando parla dei giorni trascorsi sulla panchina azzurra, in particolare raccontando le emozioni vissute nei giorni – i tanti giorni – della festa scudetto. Lo ha fatto anche nell’intervista a Marco Tardelli nel programma “L’avversario” su Raitre. E c’è una ragione importante. Lui a Napoli ha battuto l’avversario più duro: «Me stesso». Spiega infatti che qui, il 4 maggio 2023, è riuscito a vincere per la prima volta il titolo in Italia e «dunque ho sconfitto il mio vero avversario, me stesso».
Nel racconto a Tardelli si scopre che Spalletti già una volta aveva creato la sua “casa” all’interno del centro sportivo, come accadde a Castel Volturno nella seconda stagione. Era accaduto a Udine e anche là i risultati furono strepitosi, con la qualificazione in Champions League.
A Napoli è andato molto oltre e ripercorrendo quei giorni Luciano si è commosso. Perché Napoli gli è rimasta dentro. Un giorno, magari, racconterà tutta la verità del suo rapporto con De Laurentiis, a partire dai messaggi “tecnici” del presidente su Whatsapp e della Pec per il rinnovo automatico del contratto. Intanto, tira fuori – a distanza di un anno – tutte le sue emozioni.
«A Napoli il calcio tocca il cuore dei bambini e il sentimento dei grandi, quindi il Napoli andava guidato con estrema attenzione. Non puoi raccontare uno scudetto a Napoli se non lo vivi da dentro, perché è completamente diverso da tutti gli altri posti. Neanche riesci a immaginarlo, non puoi crearlo al computer… Avevo spiegato ai giocatori che i destinatari di questa felicità dovevano essere i tifosi, esclusivamente loro. Mi sono sentito completato perché ho determinato la felicità di una città».
Il prossimo sogno? «Giocare con il Presidente della Repubblica in aereo, avendo accanto la Coppa del mondo», ha detto a Tardelli, che era sull’aereo di Sandro Pertini il 12 luglio dell’82 quando il Presidente giocò a carte con Enzo Bearzot, Dino Zoff e Franco Causio.