In primo piano e nel profilo interno del Cds edizione locale
Ndoye e Posch colpiscono in 12 minuti
subito fischi sugli azzurri che falliscono un rigore con Politano e restano inconcludenti.
La gioia dei rossoblù mentre il Maradona contesta tutti
Thiago Motta ottiene una vittoria che lo avvicina tantissimo alla Champions
Un sabato da dimenticare invece per Calzona: l’Europa si allontana
C he profumo di Champions, Bologna di sera.
Le sere di maggio: il sogno è a un millimetro, vicinissimo, aritmetico già oggi se la Roma non vincerà a Bergamo
Dalla stagione 1964-65, dopo lo scudetto del ’64. Ieri l’ultimo gancio in faccia al tempo e agli ex campioni d’Italia, fantasmi dello scudetto a cui non resta che inseguire la Conference nel prossimo e disperato scontro diretto di venerdì con la Fiorentina al Franchi: Napoli battuto 2-0, 18ª vittoria in campionato e Juve momentaneamente scavalcata al terzo posto con 67 punti.
E tutto in 12 minuti: apre Ndoye al 9′ e chiude Posch al 12′. Azzurri al tappeto e poi in ginocchio al 21′, quando Ravaglia para un rigore a Politano. Da quel momento, accade ben poco: assurdo per il Napoli considerando il tempo a disposizione per rimetterla in piedi, ma la squadra è svuotata, annichilita, e Calzona un uomo solo in panchina; normale per il Bologna, imbattuto dal 9 marzo con l’Inter e con la porta blindata per la nona volta su 15 partite da inizio febbraio.
Come a dire: la vittoria è in pugno, va soltanto difesa con personalità. E alla fine i mille bolognesi ubriachi di gioia fanno festa con i ragazzi della squadra che saltano e cantano abbracciati.
Mentre il Maradona contesta e fischia gli azzurri umiliati e a testa bassa.
MICIDIALE. La questione tattica, insomma, dura giusto il tempo di guardarsi intorno e capire che il Napoli, solito 4-3-3 pieno di falle difensive, è tenero come il
LA FESTA. Il Bologna, invece, gestisce fino alla fine: in fase difensiva è un 4-4-1-1, con Urbanski su Lobotka, Freuler a uomo su Anguissa e Cajuste controllato da
Il blocco è piuttosto basso e la pressione alta quando la costruzione parte dal fondo, ma è solo precauzione: alla galleria degli orrori difensivi del primo tempo, gli azzurri aggiungono qualche sussulto senza costrutto nella ripresa.
Il Napoli è scioccato: Calzona mette Raspadori, Ngonge e Simeone, passa al 4-2-3-1 ma non serve. Osimhen, almeno lui, è vivo ma non basta: azzurri sotto addirittura nel possesso a fine primo tempo, come mai finora (47.6% contro il 52.4% del Bologna). Poi il palleggio cresce (59.5% finale), ma è tutto inutile.
È il Bologna a fare festa: l’Europa manca da 22 anni, quella dei campioni da 59. È tempo di alzare le braccia al cielo.
Fonte: CdS