CdS Campania “NON CI SONO SCUSE”. Napoli SENZA ORGOGLIO, affondato anche dal Bologna

In primo piano e nel profilo interno del Cds edizione locale

 

Ndoye e Posch colpiscono in 12 minuti

 

subito fischi sugli azzurri che falliscono un rigore con Politano e restano inconcludenti.

 

La gioia dei rossoblù mentre il Maradona contesta tutti

 

Thiago Motta ottiene una vittoria che lo avvicina tantissimo alla Champions

 

Un sabato da dimenticare invece per Calzona: l’Europa si allontana

 

C he profumo di Champions, Bologna di sera.

Le sere di maggio: il sogno è a un millimetro, vicinissimo, aritmetico già oggi se la Roma non vincerà a Bergamo con l’Atalanta. E sarà il coronamento di un’apoteosi, un capolavoro firmato Giovanni Sartori e Thiago Motta, visionario e tremendo, baciato dagli dei del calcio da giocatore e poi da allenatore: lo spessore del lavoro e dei risultati è straordinario e una squadra così bella non può che concludere l’anno di grazia 2024 tagliando un traguardo che manca da 59 anni.

Dalla stagione 1964-65, dopo lo scudetto del ’64. Ieri l’ultimo gancio in faccia al tempo e agli ex campioni d’Italia, fantasmi dello scudetto a cui non resta che inseguire la Conference nel prossimo e disperato scontro diretto di venerdì con la Fiorentina al Franchi: Napoli battuto 2-0, 18ª vittoria in campionato e Juve momentaneamente scavalcata al terzo posto con 67 punti.

E tutto in 12 minuti: apre Ndoye al 9′ e chiude Posch al 12′. Azzurri al tappeto e poi in ginocchio al 21′, quando Ravaglia para un rigore a Politano. Da quel momento, accade ben poco: assurdo per il Napoli considerando il tempo a disposizione per rimetterla in piedi, ma la squadra è svuotata, annichilita, e Calzona un uomo solo in panchina; normale per il Bologna, imbattuto dal 9 marzo con l’Inter e con la porta blindata per la nona volta su 15 partite da inizio febbraio.

Come a dire: la vittoria è in pugno, va soltanto difesa con personalità. E alla fine i mille bolognesi ubriachi di gioia fanno festa con i ragazzi della squadra che saltano e cantano abbracciati.

Mentre il Maradona contesta e fischia gli azzurri umiliati e a testa bassa.

 

MICIDIALE. La questione tattica, insomma, dura giusto il tempo di guardarsi intorno e capire che il Napoli, solito 4-3-3 pieno di falle difensive, è tenero come il burro. Che al sole si scioglie in pochi minuti. Dodici, dicevamo: al 9′, dopo un tiro di Zirkzee ribattuto, Olivera si dimentica di Odgaard a sinistra in area e lui pesca Ndoye libero e felice davanti alla porta. Gol: 1-0. Passano 180 secondi, calcio d’angolo per il Bologna: batte Urbanski, la difesa napoletana buca tutte le marcature come sempre, Calafiori spizza per Posch e alé, 2-0. Rossoblù in orbita: affamati, attenti e sorpresi dalla facilità con cui riescono a piazzare il colpo e il bis. Thiago opta per un 4-2-3-1 con scelte inaspettate: Calafiori su Osimhen al fianco di Lucumi in difesa, e un tris di trequarti con Ndoye a sinistra e le novità Odgaard (per Saelemaekers) e Urbanski. E guarda caso sono tutte firme decisive in calce ai gol. Ah, beh, c’è anche Ravaglia al posto di Skorupski: e il portiere, al 21′, para il rigore di Politano che Osi aveva scippato a Freuler. A proposito: perché non ha tirato Victor dopo quello segnato con la Roma? La mancanza di punti fermi è il simbolo della confusione. Di Calzona innanzitutto: il Napoli è spento, timido per 45 minuti e un po’ reattivo ma inconcludente solo nella ripresa con tiri da fuori – Politano e Kvara – e una fuga di Osi che Ravaglia tocca in angolo.

LA FESTA. Il Bologna, invece, gestisce fino alla fine: in fase difensiva è un 4-4-1-1, con Urbanski su Lobotka, Freuler a uomo su Anguissa e Cajuste controllato da Aebischer.

Il blocco è piuttosto basso e la pressione alta quando la costruzione parte dal fondo, ma è solo precauzione: alla galleria degli orrori difensivi del primo tempo, gli azzurri aggiungono qualche sussulto senza costrutto nella ripresa.

Il Napoli è scioccato: Calzona mette Raspadori, Ngonge e Simeone, passa al 4-2-3-1 ma non serve. Osimhen, almeno lui, è vivo ma non basta: azzurri sotto addirittura nel possesso a fine primo tempo, come mai finora (47.6% contro il 52.4% del Bologna). Poi il palleggio cresce (59.5% finale), ma è tutto inutile.

È il Bologna a fare festa: l’Europa manca da 22 anni, quella dei campioni da 59. È tempo di alzare le braccia al cielo.

 

Fonte: CdS

 

 

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