A Napoli, Carlo Ancelotti è stato esonerato, e sicuramente è stato l’unico club dove il tecnico non è riuscito a farsi comprendere, ora giocherà la sua sesta finale di Champions League col suo Real Madrid. Il Mattino scrive: “Il gentiluomo provò a resistere fino all’ultimo secondo: «Sicuro Aurelio che non posso far nulla per farti cambiare idea?». No, non c’era più nulla da fare. L’esonero venne servito subito dopo una qualificazione agli ottavi di Champions, nel Caruso Roof Garden dell’Hotel Vesuvio. «Ma lasciarsi fu la cosa più giusta», ha ammesso anni dopo, alla vigilia del suo ritorno al Maradona, a novembre dello scorso anno. Carlo Erminio (il nome completo, come quello del nonno) Ancelotti ha conquistato sabato scorso il 28esimo titolo della sua storia e l’altra sera la sesta finale di Champions della sua carriera, inventandosi il cambio di Joselu al posto di Valverde. Nessuno come lui, con il suo coraggio, la sua conoscenza degli uomini e della vita. Unico. Irraggiungibile. Messi insieme, tutti gli allenatori dell’attuale serie A, non ne hanno giocata una di finale. Tranne Thiago Motta, ma da calciatore. «Io bollito? Sì, dopo Napoli così dicevano di me. Ma devo dire che a me il bollito piace tantissimo». Non c’è nessuno come lui. E non c’è nessun altro che non faccia venire il bruciore di stomaco a De Laurentiis con il suo ricordo, visto come è andata a finire. Incredibile, l’uomo più vincente del nostro calcio, capace di far giocare Bellingham terzino, non è mai riuscito a convincere Insigne a spostarsi di dieci metri verso il centro dell’attacco”