Thiago Motta: dal no a De Laurentiis alla Champions League

C’è un sottile filo conduttore tra Luciano Spalletti e Thiago Motta. E non solo perché parliamo di un tandem di allenatori vincenti ma anche per essere stati gli ultimi due a dire «no» ad Aurelio De Laurentiis per la panchina del Napoli. Spalletti l’anno scorso preferì lasciare da vincente, chiedendo un anno sabbatico (che poi è durato appena un mese e mezzo…) ed innescando un autentico casting per il suo sostituto. Tra i tanti nomi circolati e sondati da De Laurentiis, Thiago Motta era certamente tra quelli in cima ai desiderata del patron. È stato lo stesso DeLa ad ammetterlo nello scorso febbraio, dicendo però di avere cambiato rotta dopo sei ore di colloquio a Roma con Motta «perché Thiago puntava ad allenare squadre più blasonate del Napoli all’estero». Qualche tempo dopo Motta, stuzzicato sul suo accostamento al Napoli e sulle dichiarazioni di De Laurentiis, glissò in maniera perentoria sull’argomento: «Non è il mio presidente: zero commenti». 
Dettagli. Il dato resta perché il Bologna ha virtualmente ipotecato da tempo la qualificazione alla più importante competizione europea. E lo ha fatto giocando un gran bel calcio, fatto di idee e talenti ben assemblati dal suo nocchiero. Oltre che ai gol e all’esplosione di gente come Zirkzee (il centravanti oggi è tra i più richiesti in serie A e non solo) e dello stesso Orsolini (a suo tempo nel mirino degli azzurri). Per non parlare di elementi del calibro di Calafiori e Ferguson (peccato per l’infortunio al crociato per lo scozzese) che hanno rappresentato la spina dorsale rossoblù. Motta non deroga dalla difesa a 4 con variazioni sul tema dalla cintola in su. Spesso il Bologna gioca con il 4-3-3, senza trascurare il 4-2-3-1 con cui pure ha saputo farsi valere. Proprio con questo atteggiamento tattico i felsinei riuscirono ad imporre un pareggio a reti inviolate al Napoli (allora allenato da Garcia) nella gara d’andata al Dall’Ara. Un punto che, a dire il vero, risultò parecchio stretto agli azzurri capaci prima di centrare un legno con Osimhen nel primo tempo e poi di fallire un calcio di rigore calciato sempre dal nigeriano (per fallo subito da Kvaratskhelia) nella ripresa. Tant’è. Non solo. In quella circostanza scoppiò anche un altro caso di insofferenza in casa Napoli con Osimhen che non gradì la sostituzione e non fece nulla per nasconderlo a Garcia. Tant’è.
Inutile dire che dopo un campionato sugli scudi come quello disputato dai felsinei sono in tanti tra i rossoblù ad essere nel mirino dei grandi club. In primis il suo allenatore. Thiago Motta ancora non ha sciolto le riserve sul suo futuro, ma quali saranno le sue scelte difficilmente si orienteranno verso Napoli. De Laurentiis non è abituato a ricevere due «no» di fila.

 

Fonte: Il Mattino

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