Alia: “Ruolo del portiere in evoluzione, ecco cosa viene chiesto oggi all’estremo difensore”

A “1 Football Club”, programma radiofonico  in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Marco Alia, portiere in forza allo Skenderbeu ed ex Lazio. Di seguito, un estratto dell’intervista:
Lei gioca allo Skenderbeu, in Albania. Come procede questa avventura?
“Stiamo preparando la gara di venerdì. Sono nato a Roma e, quando sono arrivato qui, mi prendevano anche in giro per come parlavo albanese. Sembravo un italiano che aveva imparato l’albanese”.
Quando vede dei colleghi giocare in Serie A e fare papere come quella di Meret, cosa pensa?
“C’è massima comprensione. Anche io sto sul campo e li capisco perfettamente. Dispiace vedere un collega fare errori del genere. Fa parte del mestiere, del gioco. Sarebbe meglio farne il meglio possibile, questo sì”.
Per interpretare il ruolo di portiere servono spalle larghe?
“Negli ultimi anni, penso che il ruolo del portiere abbia avuto una evoluzione importante. Si richiede un portiere che abbia qualità con i piedi, per poter aiutare la squadra nella costruzione dal basso. È una complicazione in più per un ruolo sempre difficile. L’estremo difensore è l’ultimo della squadra ed un suo errore è sempre decisivo”.
È un amante della costruzione dal basso?
“Personalmente, a me piace. Deve essere studiata e lavorata molto in allenamento. Per fare la costruzione dal basso devi poter avere mediani che cercano palla, difensori vicini. Se fatta bene, è una cosa bella da vedere e funzionale alla partita stessa. Poi, ci sono delle situazioni che richiedono anche la palla lunga. Non si può fare costruzione dal basso per novanta minuti. La gara è fatta di momenti”.
Se dovesse arrivare la chiamata dell’Italia, quale sarebbe la sua reazione?
“Sarei molto contento. La mia famiglia è lì, sono albanese ma mi sento a tutti gli effetti italiano. L’Italia, per me, è casa”
Non si potrebbe sottrarre…
“Sarebbe molto difficile. Dipende da tanti fattori, ma sicuramente è un posto dove avrei molto piacere a tornare”.
Quando era alla Lazio, c’era qualcosa che lasciasse presagire il clima difficile attorno a Maurizio Sarri?
“L’ultimo anno in biancoceleste coincideva con l’ultimo anno di Inzaghi. Poi, ho fatto due ritiri estivi con Sarri. All’epoca c’era un bel clima. Un tecnico di carattere, di qualità. Parlando di ritiri, non posso dire di aver vissuto tutta la stagione e, dunque, di poter conoscere le dinamiche di squadra”.
Il suo ex allenatore, Simone Inzaghi, è tra gli artefici del capolavoro Inter.
“Inzaghi è un allenatore che sta crescendo molto, circondato di collaboratori molto forti. Essendo stato un calciatore, è un bravissimo gestore del gruppo, comprende tutte le dinamiche di spogliatoio. Il suo ottimo lavoro è sotto gli occhi di tutti. Forse, i tifosi si aspettavano qualcosa in più in Champions, ma in Europa non è semplice. Si affrontano le migliori squadre d’Europa. E’ un’annata positiva e gli faccio un in bocca al lupo”.
Cosa sogna Marco Alia per la sua carriera?
“Bella domanda… Sono un ragazzo che si prefissa degli obiettivi e breve termine. Bisogna fare un passo alla volta. Il sogno è quello di tornare in Serie A. Come ho detto prima, lì c’è la mia famiglia, sono sempre stato in Italia. La Serie A è il massimo”
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