Napoli e Frosinone si sono affrontate lo scorso 19 dicembre al “Maradona” in Coppa Italia con un clamoroso 0-4 a favore dei ciociari.
Si è giocata alle ore 12:30 allo stadio “Diego Armando Maradona” il match tra il Napoli e il Frosinone, valida per la 32° giornata del campionato di serie A. I partenopei di mister Calzona erano chiamati a dare segnali di continuità dopo il bel secondo tempo di Monza e, allo stesso tempo, riscattare la terribile notte del 19/12 quando i ciociari inflissero una severissima e storica lezione. Alla fine, col Napoli due volte in vantaggio, il Frosinone può ritenersi soddisfatto per un punto acciuffato meritatamente.
Ecco, di seguito, i principali spunti del match:
- I terzini spaiati: c’era una volta un gran bel Napoli, fatto di terzini (persino Hysaj) in grado di accompagnare in fase offensiva e garantire la giusta copertura difensiva quando uno dei due si proiettava in avanti. In questa stagione stiamo assistendo a un fenomeno senza precedenti: l’eclissi dei laterali. Si perchè se contro il Frosinone, tra i peggiori in assoluto ci sono Mario Rui e Di Lorenzo (CLICCA PER TOP & FLOP), se prima dell’infortunio anche Olivera era in forte affanno e se Mazzocchi non vede ormai più il campo, qualche colpa l’avrà anche il tecnico. La prima è riuscire a dosare le forze tra i calciatori in campo (ieri all’ennesimo pallone perso, il capitano si è letteralmente fermato per la stanchezza), sfruttando anche l’ambivalenza del napoletano e poi facendo riflessioni serie e con dirigenti di calcio su chi potrà essere utile nel Napoli del futuro (anche se mi chiedo chi mai prenderebbe Mario Rui con contratto fino al 2026?).
- I tempi di Renzo: tranquilli nessun “pippone” su “I promessi sposi“, ma semplicemente una citazione di livello nettamente più basso. Facciamo una premessa, il Napoli poteva e doveva stravincere la gara sia per qualità che per occasioni avute e i tre punti sarebbero stati comodissimi ma non avrebbero spostato di un centimetro le mie idee. A questa squadra si imputano le occasioni sprecate sotto porta, a mio avviso i problemi sono altri. Il tecnico non ha mai dato un’organizzazione di gioco, gli ultimi sei gol realizzati non nascono da schemi o sovrapposizioni, ma dal talento dei singoli (NESSUNO DIMENTICHI I PRIMI 50 MINUTI DI MONZA). Manca la capacità di far girare il pallone, di gestire il possesso, di fornire protezione alla difesa. Il Napoli sembrava tornato indietro di venticinque anni, quando sulla panchina c’era Renzo Ulivieri e il gioco si basava sui lanci lunghi dalla propria trequarti per Murgita. Sono cambiati i protagonisti, la tecnologia ha fatto passi da gigante, ma nella gestione Calzona dobbiamo ancora sopportare i palloni lunghi di Meret e Rrhamani (non esattamente Higuita e Baresi nell’impostare) per Osimhen. Vedere il Frosinone attaccare gli azzurri con giocate in velocità da una parte e i partenopei ignorare sistematicamente Lobotka fa male. Lo stesso tecnico parla di errori gravi e inaccettabili, come fosse un ospite di una trasmissione sportiva e non il Comandante del gruppo. Il calcio è anche divertimento e personalmente questo gioco non mi regala divertimento.
- Le reti semplici: una delle poche cose su cui ero d’accordo con Calzona post Monza riguardava il gol più bello, condividendo l’idea che fosse quello di Raspadori. Non certo per il gesto tecnico, ma soltanto per la semplicità di bucare la porta brianzola in modo semplice. E allora a distanza di sette giorni ribadisco l’idea: prodezze come quella di Politano (che si è ripetuto) o Zielinski difficilmente riescono a lungo andare, per cui è necessario essere bravi a trasformare in gol le occasioni più facili. Osimhen, ad esempio, nonostante sia andato a bersaglio ha sprecato almeno altre tre nitide occasioni che avrebbero aperto discorsi diversi da quelli attuali e che avrebbero coperto delle crepe (forse voragini) clamorose che anche contro un volenteroso Frosinone si sono palesate. Come ribadito, anche in caso di successo non avrei cambiato una virgola su quanto vedo in campo nella gestione del tecnico partenopeo (a partire da sostituzioni e cambi di modulo frutto dell’improvvisazione).
- Le parole inutili: una stagione che ormai volge al termine (MENO MALE) dopo un anno di dichiarazioni totalmente inutili e frutto dell’immaginazione. Si è partiti in estate quando il presidente ADL dichiarò “questo Napoli può allenarlo chiunque” e lo disse con serie intenzioni, tanto da affidare nel corso della stagione la panchina davvero a chiunque…tranne a un allenatore vero. Ha continuato Meluso, dirigente arrivato a mercato chiuso a dimostrazione del suo potere, con le parole “Zielinski vuole rimanere assolutamente a Napoli” e sappiamo come è finita. A novembre è toccato a Mazzarri convincerci che fosse il tecnico giusto con la frase “ho studiato a memoria il Napoli di Spalletti” salvo affrontare Lazio e Milan col 5-4-1. A fine anno è stato nuovamente Aurelio De Laurentiis nella versione 2.0 a promettere “un mercato importante con un difensore“, per poi prendere due prestiti (già rispediti al mittente) a centrocampo e due ragazzi in altri ruoli la cui somma dei cartellini (che va ammortizzata al 40%) non copre l’entrata per la cessione di Elmas. Ci aveva provato anche il buon Politano qualche settimana fa a parlare di “dieci finali da vincere“, salvo poi scoprirci come la Juventus in versione europea (quasi sempre sconfitta in finali di Champions). Le ultime due gemme sono di diritto per Francesco Calzona, che alla vigilia di Napoli-Frosinone ha ribadito “questa squadra è forte, abbiamo lavorato bene questa settimana e vogliamo la Champions”. Ma neanche il tempo di finire la gara che nel post partita ha invece detto “grave quello che è successo, non facciamo squadra”, in un remake tutto partenopeo di “Dottor Jack e Mister Hyde“. E allora per chiudere mi verrebbe da citare Sabrina Ferilli in un famoso film di Vincenzo Salemme “sai cosa ci vorrebbe adesso? il silenzio…”
“A mente fredda” è a cura di Marco Lepore