Napoli e Atalanta sono state le prime due squadre a scendere in campo per la 30° giornata di serie A che si concluderà lunedì sera.
Si è giocata alle ore 12:30 allo stadio “Diego Armando Maradona” di Napoli la gara tra i padroni di casa di Francesco Calzona e l’Atalanta di Gian Piero Gasperini. Una sfida in cui il Napoli, dopo il pareggio di Milano contro l’Inter, si giocava le residue speranze di raggiungere ancora un posto nella prossima Champions League.
Ecco, di seguito, i principali spunti del match:
- Il teatrino mediatico-istituzionale: inutile soffermarsi sulla pantomima delle ultime due settimane, durante le quali abbiamo assistito all’archiviazione di un presunto caso di razzismo. Tutto archiviato perchè così vince l’Inter (e Marotta) che con un bond da 320 milioni in scadenza al 21 maggio non potrebbe mai permettersi un nuovo difensore sul mercato. Vince Gravina che, da Presidente della Figc (e patteggiatore seriale per la giustizia), non riesce nemmeno a distinguere una sentenza di assoluzione per innocenza da una per mancanza di prove. Vince persino Spalletti che, pur di avere un calciatore disponibile agli Europei, minimizza la vicenda dimenticando di aver allenato Juan Jesus a Napoli e Milano e di conoscere la serietà del ragazzo. E allora che la giustizia sportiva compia anche l’ultimo delitto “scientifico“: squalifichi il brasiliano per diffamazione (o se preferite simulazione). Una giustizia che ha il suo fondamento nel principio: “DEBOLE COI FORTI E FORTE COI DEBOLI!“
- La dignità: manca davvero a questo Napoli un briciolo d’orgoglio e amor proprio. Questi ragazzi stanno facendo di tutto per farsi odiare dai propri beniamini e sembrano irritanti anche negli atteggiamenti in campo. Tutti gli avversari ci mettono maggior agonismo e voglia dei partenopei (si guardi l’imbambolamento e la mollezza sulle prime due reti subite). Nessuna squadra campione d’Italia ha fatto così male a distanza di una stagione. Serve un’esame di coscienza molto forte. Che sia una Pasqua di forte riflessione.
- La difficile rivoluzione: a Napoli da almeno quattro mesi la parola più diffusa è “rivoluzione”. Si vuole mettere alle spalle questa pessima stagione il prima possibile, ma purtroppo forse non è ancora chiaro che sarà molto complicato cambiare tanti elementi in rosa. Innanzitutto servirebbe l’arrivo di un Direttore Sportivo esperto e “cazzuto” che lavori 24 ore al giorno sin da subito. Poi non sarà facile mandare via calciatori con contratti lunghi e ingaggi pesanti in un anno di deprezzamento del valore della rosa. Facciamo un paio di esempi: Mario Rui e Politano (due semplici nomi non certamente i capri espiatori) sono ultratrentenni che hanno appena rinnovato. Non sono fenomeni che hanno mercato da top club, ma allo stesso tempo hanno ingaggi molto elevati per essere ceduti a squadre di seconda/terza fascia. Morale della favola, tranne un paio di calciatori fortissimi che hanno tanto mercato, bisogna capire se il mondo arabo abbia ancora voglia e risorse da investire. Sicuramente servirà un tecnico giovane-preparato e con idee innovative (PALLADINO SU TUTTI), perché siamo tutti stufi degli esperimenti societari.
- Il pezzo forte: a Napoli tanti addetti ai lavori, simpatizzanti e tifosi improvvisamente da un paio di mesi fa si sono riscoperti esperti di calcio slovacco (prima ancora di vaccini e poi di tennis). Personalmente pur accogliendo (come fatto con tutti i tecnici arrivati qui) con simpatia l’arrivo di Calzona, mi ero permesso di porre sin da subito dei dubbi. In uno spogliatoio che era diventato una polveriera e con due fallimenti tecnici forti in pochi mesi, si è scelto un amico della piazza (come lo era stato Mazzarri) che a 53 anni non aveva mai ricoperto il ruolo di primo allenatore di club. ALT! Ribadisco sempre che il colpevole di questa stagione (come ha i meriti per lo scudetto) ha un solo nome cognome: Aurelio De Laurentiis. E anche i suoi successivi tentativi di porre rimedio ai disastri estivi sono stati ben peggiori. Un nuovo mercato low cost invernale, guardando solo al risparmio e non alle necessità (proprio come una famiglia che si reca al supermercato per comprare carne e torna a casa con latte e biscotti). Anche le guide tecniche successive sono state individuate in base a chi non avanzasse alcuna richieste tecnica ne’ economica. E allora cosa ha avuto di buono fin qui la gestione Calzona? Non certo la soluzione dei problemi tecnici, con la squadra che si affida esclusivamente ai lanci lunghi per Osimhen e alle giocate individuali (o casuali per ammissione del tecnico stesso). Con calciatori costantemente fuori posizione e con cambi effettuati a caso (sarebbe da chiedergli con chi si consulta prima di farli). Oltre a non avere mai il coraggio di mandare in panchina “punitiva” alcuni senatori, anche solo per dare un segnale al gruppo. Ecco di buono c’è che la somma del suo ingaggio con quello di Mazzarri è inferiore a quanto costerebbe spendere per uno che faccia il tecnico di professione… E I RISULTATI SI SONO VISTI…
“A mente fredda” è a cura di Marco Lepore
La redazione de “ilnapolionline” coglie l’occasione per augurare una serena Pasqua a tutti i lettori.