Domani mattina Juan Jesus arriverà al Maradona per la partita contro l’Atalanta delle 12.30 e poi entrerà nello spogliatoio: si cambierà, andrà in campo per il riscaldamento e per farsi riscaldare il cuore da 50.000 tifosi e poi tornerà dentro a indossare la sua divisa, la maglia bianca numero 5 con la rosa dei venti presentata mercoledì, senza la patch della campagna “Keep Racism Out”. Il Napoli, come annunciato subito dopo l’assoluzione di Acerbi, ha deciso di non aderire «più a iniziative di mera facciata delle istituzioni calcistiche contro il razzismo e le discriminazioni». Testuale. Farà da sé già domani: video e iniziative private, lo sfondo della sfida con la Dea. Juan Jesus è legittimamente avvilito, incavolato e deluso ininterrottamente dal 17 marzo, dalla notte di Inter-Napoli, ma certo non sconfitto. Ha reagito sfoderando la storia di un popolo (e citando il Black Power), riuscendo tra l’altro a non alzare mai i toni: con la sua lettera ha scritto una lezione, non un j’accuse. E se domani riceverà 50.000 abbracci, in privato ha registrato le telefonate di affetto e solidarietà di tanti colleghi che hanno provato lo stesso sapore amaro: da Maignan a Vinicius jr., brasiliano come lui e da troppo tempo vittima in Spagna di un gioco al massacro razzista.
LA COSCIENZA. Ieri a Roma, in occasione della firma del protocollo per il censimento degli impianti sportivi, il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, è intervenuto sul caso Acerbi-JJ. «Per come siamo usciti da questa vicenda mi auguro che chi ha giudicato abbia avuto tutte le informazioni utili per giudicare. E mi auguro che Acerbi sia in pace con la sua coscienza». Poi, sulla linea adottata dal Napoli con il “Keep Racism Out”, campagna promossa da Lega Serie A in collaborazione con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio: «Comprendo l’amarezza, partendo dal rispetto per Juan Jesus, ma ritengo che bisogna fare uno sforzo perché il fenomeno non si può contrastare disarticolati. Serve compattezza».
«GLI CREDO». Anche il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, ha commentato il caso: «Sono vicino umanamente a Juan Jesus. C’è una decisione del giudice che tutti devono accettare, compreso chi non si sente soddisfatto. Esistono principi che devono essere rispettati, altrimenti corriamo il rischio di far saltare tutto il sistema. Accetto il verdetto e sul piano umano non mi esimerò dall’abbracciare Acerbi quando lo vedrò. Era in Nazionale quando abbiamo appreso di una verifica e in via precauzionale, per evitare distrazioni, lo abbiamo lasciato a casa. Per policy interna ha dato le sue motivazioni e noi crediamo alle parole di Acerbi: chi indossa la maglia azzurra si esprime con certi valori. Sappiamo che è un bravo ragazzo e quello che ha dato». Il futuro nell’Inter, però, resta in bilico.
LA LEGA. Il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, ha spiegato: «La reazione e le perplessità del Napoli e del giocatore sono condivisibili, però c’è un fraintendimento. La Lega Serie A è vittima e non attore di questa vicenda. C’è una indipendenza del Giudice Sportivo, prendersela con le iniziative della Lega non è corretto».
Fonte: CdS