Maurizio de Giovanni, noto scrittore partenopeo, ai microfoni di Radio Marte parla della vicenda Acerbi/Juan Jesus: “Non è successo nulla che non avessi immaginato, l’avevo già visto dai segnali, dalla faccia tosta con cui Acerbi si era rimangiato ciò che aveva egli stesso detto in campo, l’avevo visto nell’imbarazzo della Nazionale e di Spalletti nel mandare via il giocatore dal ritiro senza però prendere posizioni; l’avevo visto nell’imbarazzo dell’Inter.
Senza queste prove evidenti è stato consentito ad Acerbi di negare ciò che lui stesso aveva fatto. Diciamo pure che la giustizia sportiva funziona al contrario rispetto a quella ordinaria: se il quadro di indizi è univoco, il giudice deve prendere provvedimenti. Qui non c’era nessun motivo per cui Acerbi non dovesse essere condannato. Ora basta avere la mano davanti alla bocca, stare attenti e farla franca, si può pronunciare qualsiasi offesa. Il calcio italiano è diventato ridicolo, si gioca la Supercoppa in un posto in cui i diritti umani vengono calpestati quotidianamente; assistiamo a partite in cui ci si rotola per terra come se si fosse colpiti da un machete, salvo poi rialzarsi appena all’avversario venga assegnata l’ammonizione. Mi è piaciuto il comunicato del Napoli, amerei però che identico coraggio venisse messo anche nei confronti dei cori di discriminazione territoriale che subiscono i tifosi napoletani. Juan Jesus è stato forse ingenuo proteggendo Acerbi, è caduto nella trappola, mi auguro si sia pentito, è un ragazzo di grande valore e non ho alcun dubbio che abbia subito offese razziste. Mi chiedo con quale faccia Acerbi possa guardare i vari Thuram, Dumfries, Cuadrado.
La corsa Champions? Mi chiedo dove siano le premesse per un’inversione di tendenza clamorosa: al Napoli servirebbero sette vittorie e due pareggi, sarebbe una meravigliosa sorpresa, mi auguro di vederlo ovviamente”.