Caso Acerbi-Juan Jesus: c’è l’audio del Var

Quando esce dal campo di allenamento, attorno alle 13,50 con Gollini al suo fianco, Juan Jesus ha un sorriso raggiante. Come se si fosse liberato da un fardello che negli ultimi giorni aveva reso tutto scuro attorno a sé. Nulla a confronto della rabbia del pomeriggio prima, quando raccontava lo sconforto che viveva nel vedere i tentativi di minimizzare un episodio gravissimo. Sì, Jesus ha detto quello che voleva dire ai magistrati della Procura federale, quaranta minuti di audizione via call, da solo e senza neppure un dirigente del Napoli al suo fianco. Nel centro tecnico. Per sua espressa disposizione. Non vuole essere il paladino della lotta al razzismo, ma ha ribadito che Acerbi gli ha detto: «Vai via nero, sei solo un negro». Non ha ritrattato, per dirla come nei grandi processi. Basta e avanza per una squalifica del difensore, nel frattempo, sospeso anche dalla Nazionale? Di sicuro basta a Jesus. Lo ha detto: lo fa per i tanti ragazzi che vivono nei campi di periferia questo insopportabile disagio, lo fa per quel ragazzo, Mohamed Seick Mane, attaccante dell’Under 15 del Napoli, che ha detto di aver subito anche lui un insulto razzista durante una partita, lo fa anche per i suoi figli. È una questione d’onore, non è una questione sportiva. «Quando succedono queste cose vanno denunciate sempre». Un’audizione che Chiné ha già girato al giudice sportivo Mastrandrea: un interrogatorio senza sorprese, come quello di Francesco Acerbi che ad Appiano Gentile (con l’ad dell’Inter Giuseppe Marotta al suo fianco) ha ribadito che «nulla di razzista c’era nelle sue parole e nel suo atteggiamento». In poche ore, le due audizioni sono terminate. Senza sorprese.
Tra i due c’è il gelo, dalla sera di San Siro non si sono mai sentiti. Nessun faccia a faccia all’americana tra Jesus e Acerbi, neppure nessuna azione diplomatica tra il potente agente dell’interista, Federico Pastorello, e Roberto Calenda, quest’anno protagonista del calvario del rinnovo di Osimhen. Ma il lavoro della Procura è proseguito per tutto il giorno: anche La Penna, l’arbitro, è stato chiamato al telefono per avere una rapida deposizione e ricostruzione della vicenda. Il punto è che negli atti della procura sono finite le registrazioni della sala Var. L’audio dell’arbitro era, ovviamente, acceso e quindi l’intera discussione del minuto 60 è finita nei file dell’Associazione arbitri. Le accuse di Jesus che chiede che Acerbi venga sanzionato alla difesa del difensore dell’Inter sono, dunque, già state trascritte. Appare chiaro che molto di quello che succederà dipende da quello che emerge della registrazione audio e video. Importanti come le due audizioni. Il brodcaster contattato non è stato, invece, in grado di fornire una immagine del momento esatto in cui – come sostiene Jesus – è stato chiamato «negro». Insomma, non c’è un labiale. I tempi, come detto ieri, sono rapidissimi: entro metà della prossima settimana si avrà la decisione di primo grado. Acerbi teme la mannaia della squalifica di 10 settimane, che sicuramente lo porterebbe ad essere escluso dalle convocazioni di Spalletti per l’Europeo in Germania. Pastorello resta fermamente convinto dell’innocenza di Acerbi, un po’ come lo stesso ct della Nazionale che ha avuto parole di distensione sull’argomento. Ma la vicinanza dell’ad nerazzurro Marotta dimostra anche che l’Inter crede alla versione del suo tesserato. O almeno, in questa fase delicata, mostra una solidarietà non di poco conto.
Jesus è un ragazzo solare e allegro. Tra i più disponibili tra gli azzurri. Questi giorni sono stati infernali per lui. L’aver reso la deposizione, ieri mattina, ai giudici della Procura Figc lo ha liberato. Difficile comprendere perché non abbia voluto il Napoli al suo fianco. Ma si fatica a capire come il Napoli non abbia imposto la propria presenza visto che si tratta di un tesserato e che c’è di mezzo non una questione personale ma un episodio durante una partita. Insomma, tutto è tranne che un fatto personale o extracalcistico. Jesus ha fatto tutto da sé. Ha sentito un avvocato ma quando ha raccontato ai giudici quello che è successo era da solo, senza legali. Un altro segnale che forse ha voluto inviare: io vi racconto la verità, vi racconto quello che è successo, decidete voi. C’è anche, dietro questa linea, una forma di grande rispetto per l’Inter, la sua prima squadra italiana. Non vuole danneggiare il club e i tifosi ed è per questo che ha tirato il freno a mano dopo il fischio finale. Tutto inutile, ormai il dado era tratto. Jesus accetterà qualsiasi decisione, non intende fare ricorso. Né, soprattutto, fare la vittima.
AcerbiJuan Jesus
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