Sei domande e risposte sulla vicenda del presunto caso di razzismo di Milano. La relazione di La Penna

Lo scontro Acerbi-Juan Jesus sta facendo discutere tutta l’Italia. Non solo perché ritrovarsi ancora a parlare di razzismo, tanto più se le persone coinvolte sono due calciatori, è quantomeno deprimente , ma perché – e questo è piuttosto insolito – siamo di fronte a un «la mia parola contro la tua» che su questioni del genere fa un certo effetto.

1 Che cosa c’è di acclarato su quanto accaduto domenica?

Al 60’ del match finito 1-1 tra Inter e Napoli a San Siro, sugli sviluppi di un corner per il Napoli Acerbi e Juan Jesus vengono a contatto e discutono animatamente. Dopo un paio di minuti il brasiliano va a protestare con l’arbitro La Penna. Le immagini fanno capire che il difensore azzurro sostiene di aver subito insulti razzisti («Mi ha detto negro» si intuisce dal labiale). Acerbi si avvicina e dà la sua versione a arbitro e avversario. Poi deve essersi scusato, come afferma a fine partita Juan Jesus, aggiungendo che è tutto sistemato, che la cosa resta sul campo e che l’interista «è andato un po’ oltre con le parole».
2 Perché adesso i due si contraddicono?

Lunedì Acerbi ha dato una versione dei fatti che ha sorpreso e infastidito (eufemismo) Juan Jesus. L’interista, dopo essere stato allontanato dal ritiro della Nazionale, ai giornalisti che lo attendevano alla stazione di Milano ha detto: «Non ho mai pronunciato alcuna frase razzista, sono molto sereno. Sono un professionista da vent’anni e so quello che dico, nessuna parola di quel tipo è uscita dalla mia bocca. è stato lui che ha frainteso. Dispiace aver lasciato la Nazionale, al razzismo dico vaff…». A questa versione dei fatti in serata ha risposto il brasiliano con un duro messaggio sui social: «Per me la questione si era chiusa ieri in campo con le scuse di Acerbi e sinceramente avrei preferito non tornare su una cosa così ignobile come quella che ho dovuto subire. Oggi però leggo dichiarazioni di Acerbi totalmente contrastanti con la realtà dei fatti, con quanto detto da lui stesso ieri sul terreno di gioco e con l’evidenza mostrata anche da filmati e labiali inequivocabili in cui mi domanda perdono. Così non ci sto. Il razzismo si combatte qui e ora. Acerbi mi ha detto “vai via nero, sei solo un negro”. In seguito alla mia protesta con l’arbitro ha ammesso di aver sbagliato e mi ha chiesto scusa aggiungendo poi anche: “Per me negro è un insulto come un altro”. Oggi ha cambiato versione e sostiene che non c’è stato alcun insulto razzista. Non ho nulla da aggiungere».
3 L’arbitro ha registrato le scuse di Acerbi in cui avrebbe ammesso di aver detto «negro»?

Sembrerebbe di no, altrimenti il Giudice Sportivo avrebbe avuto tutti gli elementi per procedere autonomamente alla squalifica. Invece ieri Gerardo Mastrandrea ha chiesto alla Procura Figc un supplemento di indagine, come si legge nel dispositivo diffuso ieri mattina: «Letto il referto del Direttore di gara, si ritiene necessario che venga approfondito da parte della Procura federale per riferire a questo Giudice, sentiti se del caso anche i diretti interessati».

4 Quindi adesso che succede?

La Procura federale guidata da Giuseppe Chinè già da ieri si è attivata sul caso. Si stanno acquisendo tutte le immagini video disponibili, ma anche gli audio, compresi quelli dell’arbitro in costante contatto con la sala Var. Tra domani e dopodomani verranno ascoltati Acerbi e Juan Jesus, quindi, se Chinè riterrà di avere elementi a sufficienza, riferirà quanto scoperto al Giudice Sportivo che eventualmente procederà a sanzionare.
5 Acerbi non potrebbe patteggiare?

Non in questo caso. Stavolta la Procura federale si è solamente “messa al servizio” del Giudice sportivo, a cui dovrà poi riferire. Se invece avesse avuto modo di aprire un fascicolo autonomo, il nerazzurro avrebbe potuto – in base all’articolo 126 del Codice di Giustizia sportiva – cercare un accordo pre-deferimento, che avrebbe portato a uno sconto del 50% della sanzione. Nella situazione attuale l’unica mossa che potrebbe fare è un ricorso su cui poi si esprimerebbe la Corte sportiva d’Appello.
6 Davvero rischia dieci giornate di squalifica?

Nonostante il Codice di Giustizia sportiva sulle sanzioni abbia maglie molto larghe che lasciano solitamente ampio margine a Procura e giudici, sul razzismo la norma è particolarmente chiara. Si legge all’articolo 28 comma 2: «Il calciatore che commette una violazione per comportamento discriminatorio è punito con la squalifica per almeno 10 giornate di gara o, nei casi più gravi, con una squalifica a tempo determinato». Almeno dieci giornate. Per ribadire che su questo tema occorre massima serietà e severità.

 

Fonte: Gazzetta

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