Inizia la sosta nazionali, con il Napoli che ha due settimane per preparare la partita contro l’Atalanta di Gasperini. Gli uomini di Calzona vengono da un buon pareggio a Milano contro l’Inter, partita che però ha lasciato molte polemiche extracampo per delle parole che Acerbi ha riferito al calciatore azzurro Juan Jesus.
Marco Di Lello, avvocato ed ex Procuratore Federale, ha partecipato a Radio Marte nel corso di Marte Sport Live dove ha parlato della situazione Acerbi-Juan Jesus.
“Sul caso Acerbi dico che la Procura avrebbe potuto agire anche autonomamente ora è chiamata a farlo su impulso del giudice sportivo. Dopo le indagini sentirà i due protagonisti e quindi si passerà al provvedimento. Secondo me peserà un precedente per un caso molto simile. Si tratta di una sentenza della Corte Federale di appello a sezioni unite – una sorta di corte di Cassazione del calcio – del 5 maggio 2021 sull’episodio di offesa razzista durante la partita Pisa-Chievo, dove il calciatore Marconi fu squalificato per 10 turni e la sentenza si fondò su tre pilastri: l’assenza di motivi di rancore precedenti tra i due calciatori, la certezza che fosse stato detto qualcosa e anche le scuse successive del colpevole.
Mi sembra che questi capisaldi ci siano anche nel caso Acerbi-Juan Jesus. Insomma, anche se non c’è scritto nulla nel referto arbitrale, anche se l’arbitro o i collaboratori non hanno sentito nulla e anche se non ci sono prove tv che hanno registrato il labiale del calciatore si arriverebbe alla squalifica del calciatore. A me è capitato di infliggere, per motivi analoghi, 10 giornate di squalifica a cui ho aggiunto- sempre per il ragazzo colpevole- alcune ore di rieducazione sociale e civile. La squalifica di 10 turni sarebbe il minimo, perché parliamo di razzismo, ed ovviamente avrebbe ripercussioni sulla partecipazione di Acerbi agli Europei.
L’articolo 28 del codice di giustizia sportiva prevede che la lotta al razzismo sia punito in modo chiaro e credo che l’episodio contestato di domenica possa essere ancora più grave perché è avvenuto proprio nella settimana in cui la Lega calcio aveva promosso una campagna contro il razzismo. Se poi fosse vero quanto ha detto Juan Jesus, e cioè che per Acerbi quella non sarebbe un’offesa particolare, confermerebbe che la battaglia culturale è tutt’altro che vinta in questo paese”.