Paolo Ziliani, giornalista de Il Fatto Quotidiano, attraverso il suo profilo X commenta il brutto episodio che ha visto protagonista il difensore del Napoli Juan Jesus in Inter-Napoli, ieri sera. “Sembra una barzelletta, ma nel giorno in cui sulla maglia dei calciatori compare la scritta “Keep racism out”, il difensore dell’Inter si rende protagonista di un insulto razzista verso il brasiliano del Napoli. La protesta civile di Juan Jesus ferma la partita per un minuto e mezzo. Nonostante le scuse, resta l’episodio vergognoso: ora il cerino è nelle mani dell’Inter… Minuto 58 di Inter-Napoli.
Come fece Maignan in Udinese-Milan, ma in modo meno plateale, il difensore brasiliano del Napoli Juan Jesus va dall’arbitro e di fatto fa sì che il gioco venga interrotto per un minuto e mezzo. Juan Jesus dice a La Penna indicando Acerbi: “Mi ha detto: sei un negro. E questo non va bene. Non va bene. Qui – e indica la scritta “Keep racism out” cucita sulla maglia all’altezza della spalla – abbiamo una scritta. Non va bene”.
Ora, premesso che Juan Jesus a fine partita, ancora a caldo, non ha voluto rispondere alla domanda di Diletta Letta che voleva sapere cosa gli avesse detto Acerbi per averlo fatto tanto arrabbiare “(“Quel che accade in campo rimane in campo – ha risposto Juan Jesus -, Acerbi più tardi si è scusato: spero che non ripeta più quello che ha detto oggi”), e la cosa va a suo onore, resta l’estrema gravità dell’accaduto: un conto sono gli insulti razzisti lanciati dalla curva dei tifosi più retrivi e primitivi, un conto è l’insulto razzista rivolto in campo da calciatore a calciatore, da collega a collega, da uomo a uomo. Che il fatto sia realmente accaduto lo si è notato subito dall’atteggiamento dei compagni di Acerbi – in particolare modo Di Marco – e dello stesso Acerbi. Archiviate le scuse del difensore dell’Inter, resta la vergogna di quel che è successo. E forse sarebbe il caso che l’Inter in qualche modo rendesse noto a tutti che la prima ad essere dispiaciuta e delusa dal comportamento del suo giocatore è la società. Attendiamo fiduciosi”.