Tra il Toro e Osi una questione da bomber I due attaccanti si passeranno lo scettro
CHE COPPIA. Osimhen se ne andrà, destinazione per il momento ignota, dopo aver lasciato uno scudetto grazie ai ventisei gol in campionato e un quarto di finale di Champions, afferrato anche con le sue cinque reti: poi, tra i rimpianti, ci sta quell’infortunio con la Nazionale che lo consegnò al Milan solo per il ritorno e in condizioni neppure indimenticabili, come quelle avvertite ieri, sufficienti per farlo allenare a parte e lasciare un piccolissimo dubbio. Alle sue spalle, conviene ricordarselo, cinque reti più in là, già c’era Lautaro, con quello sguardo cinico e un po’ canaglia – il solito, insomma – che è sparito solo mercoledì, nella feroce delusione di un ottavo buttato via (anche) dal dischetto, magari prima. Il toro, però, ha provveduto a prendere per le corna il campionato, l’ha demolito assieme alla sua Inter, ha colto i disagi di chiunque, campioni del Napoli compreso, che intanto non ha mai potuto godersi il vero Osimhen: però queste sono chiacchiere e distintivi, direbbe Robert De Niro, mentre loro due sono “intoccabili”, hanno il gol nelle vene e se Lautaro è arrivato a 23 (ma sono 26 tutto compreso, con una media di un gol ogni 109′) il suo carissimo amico dal quale lasciarsi concedere lo scettro ne ha messi assieme nella stagione della sublimazione 31 (uno ogni 97′, ch’è praticamente la stessa cosa).
EGUALI. Poi chiunque può innamorarsi del proprio bomber del cuore, trovando pregi e ignorando eventuali difetti (ammesso che ce ne siano e magari ce ne saranno), ma sarà complicato e forse impossibile fingere che entrambi siano centrali nell’economia dell’Inter e del Napoli, che abbiano in comune forse poco e anche tanto, perché alla fine segnano (quasi) sempre loro. Uomini da quotazioni stellari, come recita Transfermakt, sistemandoli nello stesso range: 110 (milioni) e lode. La Scala è per l’oro….
Fonte e foto Cds