Koulibaly: “Calzona ha bisogno di tempo, ma con lui il Napoli può diventare una macchina da guerra”

Il cuore del Comandante non si è mai staccato da Napoli. Quando parla della squadra, usa ancora la prima persona plurale, come fosse ancora dentro a quello spogliatoio. Qui, per Kalidou Koulibaly, sarà sempre “casa”. L’intervista a La Gazzetta dello Sport.  «Amo Napoli: amo il club, i tifosi, la città: le cose stanno andando meglio, speriamo in Champions di andare avanti il più possibile».
Come in campo, gioca sempre d’anticipo. Crede nell’impresa a Barcellona? «Il Napoli ha tutto per passare il turno. E non giocare al Camp Nou può essere un vantaggio. Al Montjuic non c’è lo stesso ambiente e la stessa pressione. Spero si qualifichi: il Barcellona ha giocatori di talento e un grande allenatore, ma il Napoli ha ritrovato organizzazione e può fargli male».
A proposito del Camp Nou, lì Messi le fece fare brutta figura… «Feci rigore: fu bravissimo e furbissimo a mettere la gamba mentre io stavo rinviando. Ricordo quella sconfitta e quell’errore, ma fa parte del calcio. Sono momenti che ti aiutano a crescere e quell’episodio mi ha migliorato. Giocare con la maglia azzurra, in Champions e al Camp Nou, è uno dei tanti souvenir indimenticabili che mi sono portato via».
Visto da lontano, cos’è successo ai campioni d’Italia? «Analisi personale: penso che sia molto difficile, dopo aver vinto lo scudetto, ricominciare con un nuovo allenatore e cambiare tutto. Ogni tecnico ha bisogno di tempo per dare le sue idee. È come se fosse partito un nuovo ciclo: il Napoli aveva bisogno di un allenatore che continuasse il lavoro di Spalletti, ma è stato difficile prima con Garcia poi con Mazzarri. Ma oggi abbiamo Ciccio Calzona: conosce molto bene la società e l’ambiente, tanti giocatori sono cresciuti anche grazie a lui, come è successo a me: a lui e Sarri devo tantissimo».
In che modo? «Forse pochi lo sanno, ma quando lui è arrivato a Napoli con Sarri, io me ne dovevo andare, portavo offerte per essere ceduto. Lui venne da me e mi disse: “non capisco perché vuoi andartene?”. E io gli spiegai che avevo bisogno di giocare, di trovare un allenatore che contava su di me e mi valorizzasse. Mi disse: “se correggi due o tre cose e ascolti i consigli miei e di Sarri, avrai l’occasione per giocare tante partite”. Io replicai: “tu non sei l’allenatore, sei il secondo del mister. Se lui non mi vuole, non puoi fargli cambiare idea”. Mi assicurò che mi sbagliavo. E aveva ragione lui. Ha fatto di tutto per tenermi a Napoli. Insieme a Sarri, ha cambiato la mia storia».
Ha festeggiato il suo ritorno? «Ciccio è arrivato nel momento giusto, è l’allenatore di cui il Napoli aveva bisogno. La sua tattica è come quella di Sarri e tutti la conoscono. Calzona ha dato la sua impronta e sono felice: sono molto legato a lui, mi ha aiutato anche nei momenti no al Chelsea».
Può aprire un nuovo ciclo? «Il Napoli con lui può diventare una macchina da guerra e sono sicuro che ci riuscirà, ma ha bisogno di tempo. Per ora il contratto scade a fine stagione, mi auguro possa continuare ancora due o tre anni con il Napoli. È l’uomo giusto, meritava questa chance da tanti anni. Nella Slovacchia ha fatto un grande lavoro, li ha portati all’Europeo. Poi ha avuto il coraggio di chiedere di poter aiutare il Napoli, visto il legame. Ha le competenze per fare bene».
Lei e l’Al Hilal invece state facendo benissimo: 27 vittorie di fila, Guinness dei primati… «Qui ho ritrovato il piacere di giocare e io e la mia famiglia siamo molto felici: i bimbi vanno a scuola di inglese e italiano, a casa parliamo in francese. In testa hanno tre lingue ed è una cosa molto bella. Sul campo, invece, le 27 vittorie di fila non erano un obiettivo ma dopo averne vinte 12, abbiamo messo nel mirino il record. Non è un titolo, solo un record. E noi vogliamo i titoli».
Com’è la Saudi League? «Sta crescendo grazie all’arrivo di tanti giocatori dall’Europa: vogliono fare un percorso importante per poter essere competitivi con la nazionale quando ospiteranno il Mondiale 2034. Vogliono alzare il livello del campionato e dei giocatori del loro Paese».
Con Ronaldo e Ney è più facile. «Molti devono ringraziare Ronaldo, ha avuto il coraggio di fare per primo questo passo. È un campione vero, si allena come un ragazzino e fa gol straordinari. Neymar lo chiamo “magia”. Quello che fa con la palla è inimmaginabile, ti mette in imbarazzo per quanto è forte: per lui è tutto facile e non capisci se sei tu scarso o lui di un altro pianeta».
Torniamo all’Italia: lei è stato vittima di insulti razzisti in passato e il problema esiste ancora. «È un tema che va affrontato a scuola, si deve insegnare ai bambini perché sono loro il futuro del mondo, gli adulti del domani. Bisogna trovare misure concrete, non sanzioni che per le società e le persone sono caramelline. Ci vogliono sanzioni dure».
Anche Maradona la difese. «Quel suo post con la mia maglia mi diede grande forza. Maradona ha sempre lottato per i diritti dei più deboli e per questo argentini e napoletani lo amano così tanto. Barça-Napoli sarà una gara magica anche nel suo ricordo».
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