C’è un artista senza tempo, è moderno ed anche antico, che si aggira per i campi di calcio: si chiama Kvaravaggio, disegna parabole psichedeliche, trasmette felicità agli esteti e anche ai sognatori. Khvicha Kvaratskhelia non è mai seriamente sparito, forse per un po’ ha riposato o si è impigrito o peggio ancora si è intristito, in quella solitudine nella quale si è ritrovato, nella complessità di scorgere l’aria in fondo al tunnel: in fin dei conti, l’avevano un po’ abbandonato al proprio destino – una specie di uno contro tutti, sempre – poi è ricomparso Olivera (o Mario Rui), ha avuto un partner che lo liberasse dalle gabbie, ha potuto sventagliare il suo talento a campo aperto (come a Reggio Emilia), ci ha infilato tiriaggiro, volée marziane (sempre con il Sassuolo, da 50 metri, alta di un’unghia), si è messo a servire assist per il suo compare, Osimhen, o a fare tutto da sé, come con la Juventus.
In media sta ancora un poco dietro la propria prima annata strepitosa, quella dello scudetto e anche dell’affermazione personale: MVP del campionato.
Un artista per tutti.
Fonte: CdS