Un uomo, un’immagine, che poi è la sintesi dell’intelligenza: Sassuolo-Napoli, 29’ minuto, è già un tormento, è la cartina di tornasole di un anno rovinoso, e quando sembra che tutto – destino incluso – stia congiurando contro, 1-0 per gli avversari e orizzonte ormai annebbiato, dalla tormenta emerge un lampo. Il pallone sulla destra, un taglio nello spazio, Anguissa s’avventa con la sua falcata sontuosa e regale, ha il fondo dinnanzi a sé e il richiamo della genialata alle spalle: sente Rrahmani, va a lui con un colpo di tacco, e la storia di quella sera cambia. Il Napoli ritrova magicamente la sua autorevolezza tecnica, sente di avere in sé di nuovo un principesco interprete del proprio calcio che fa per sé e anche per tre, si appoggia ad Anguissa, lo lancia nelle profondità, s’abbevera di lui nelle coperture e coglie la maestosità di un atleta che rientra tra i clamorosi affari più recenti: quindici milioni per averlo – dopo un anno di prestito a 500mila euro – dal Fulham e per servirsi di un multitasking che migliora le due fasi, le arricchisce, le addobba, le semplifica. La Coppa d’Africa è ormai smaltita e il Napoli può correre con disinvoltura verso qualcosa.
Fonte: CdS