Quella azzurra:
Meret in porta, Mazzocchi (“l’intruso”, si fa per dire) a destra e Olivera a sinistra; Rrahmani e Juan Jesus a fungere da frangiflutti e a seguire, quel sestetto da perdersi nel palleggio, nelle accelerazioni, negli attacchi frontali o laterali, nei movimenti che sembravano fossero passi di danza: la regia è di Lobotka, chi se non lui anche per il ct della nazionale slovacca?, che alla sua destra avrà Anguissa – e spera sia quello dell’ultimo quarto d’ora della gara con il Barcellona – e alla sua sinistra potrà abbracciare Zielinski, il cantore di un’epoca infinita, otto anni sanno d’eternità, non un “reietto” che in scadenza di contratto sta andando altrove. E in attacco, ciò ch’è stata sinfonia.
Il Cagliari
Puntando sulla voglia di riscatto di un gruppo che ha respinto con forza le dimissioni del suo allenatore per lottare fino alla fine. Agli ordini di un condottiero che era pronto a fare un passo indietro pur di dare la scossa. E ora, invece, a farlo saranno i giocatori chiamati in causa. Da Gaetano, autore di una partenza lampo con la nuova squadra e voglioso di mettersi in mostra al cospetto dei suoi ex compagni, a Mina, l’altro asso nella manica che Ranieri ha avuto a disposizione a gennaio. Passando per Lapadula che vuole riscattare la lunga astinenza da gol e Luvumbo che dopo essere rientrato dalla coppa d’Africa deve ritrovare il vecchio smalto. Ma saranno fondamentali anche Nandez, Makoumbou, Viola, Prati, Jankto e tutti quelli che hanno i numeri per fare la differenza e che, fino ad ora, non hanno reso come ci si aspettava. Con due ex come Pavoletti e Petagna che, in maniera diversa, aspettano l’occasione giusta, da ex di turno, per regalare un dispiacere a una squadra che non ha permesso loro, in momenti e circostanze molto differenti, di essere protagonisti.
Fonte e grafico CdS