Le prime prove tecniche hanno restituito al Napoli un pizzico di fiducia in più per il futuro nonostante la sciagurata stagione agonistica condotta finora dai campioni d’Italia. Come riportato da il mattino, i tre cambi in panchina, del resto, sono la fotografia della crisi attraversata dal club che porta lo scudetto sul petto. L’arrivo di Calzona – subentrato a Mazzarri che a sua volta aveva sostituito Garcia – ha portato in dote un briciolo di ottimismo.
Calzona contro un avversario come il Barcellona ha mostrato carattere, nella gara 1 degli ottavi di Champions, e soprattutto con un allenamento e mezzo nelle gambe (e nella testa) dei giocatori. Non solo, ha subito messo in chiaro alcun concetti che dovranno essere come un mantra nello spogliatoio: collettivo, rispetto e meritocrazia.
Mercoledì si è vista una squadra che ha provato a rispettare le consegne con una precisa identità tattica: idee chiare, partenza dal basso, ricerca della profondità, i centrocampisti che devono coprire entrambe le fasi e svariate soluzioni in attacco funzionali ai riferimenti offensivi di cui si dispone. Stesso modulo tanto caro a Spalletti – che Mazzarri aveva detto di aver studiato, ma probabilmente non così bene a tal punto dal tornare spesso sui suoi passi con differenze sostanziali dettate dagli uomini, dall’impronta dell’allenatore e naturalmente anche da quello che ti consente l’avversario di turno. Ora sta a Calzona continuare a far giocare la squadra con lo stesso spirito e la stessa voglia che giocava con il tecnico toscano.