L’importante era restare vivi, dimostrare che tutte le scosse di una stagione tremenda, paradossale, non hanno poi devastato del tutto le fondamenta del castello dei campioni d’Italia. Già, ieri c’erano quelli dello scudetto d’Italia contro gli ultimi signori della Liga, il grande Barça, il benvenuto più difficile possibile per Ciccio Calzona, quarantotto ore di Napoli e un esordio in Champions acciuffato per i capelli a 55 anni e una vita da mediano. Da vice. Grandissima soddisfazione, per l’allenatore-ct: una gran bella figura internazionale sui titoli di coda, all’esordio da boss, dopo la qualificazione all’Europeo con la Slovacchia. A Trnava, contro l’Azerbaigian, il suo debutto sulla panchina degli slovacchi andò in scena nel gelo più totale della diffidenza: erano in 3mila, compreso Lobotka. Mentre al Maradona, ieri, erano 54mila gli spettatori. Compreso l’immancabile Lobo e gli spagnoli, mai domi esattamente come i colleghi napoletani: che scenario, che notte. E Ciccio ne è venuto fuori a testa altissima. «Ho fatto i complimenti ai ragazzi, abbiamo ritrovato la voglia di lottare. Ottimo secondo tempo, ma bisogna lavorare e fare un passo avanti. Nel finale ci abbiamo provato e questo è un segnale importante. È lo spirito giusto. I giocatori hanno dato l’anima, è normale che dopo un giorno e mezzo non avremmo potuto fare molte cose. Ma chi è entrato ci ha dato energia e ordine e ha fatto molto bene. Lottare fino alla con una squadra come il Barcellona mi rende soddisfatto». Fonte: CdS