Sara Gama giocherà l’ultima partita con la Nazionale venerdì a Firenze, contro l’Irlanda. Lasciata a casa nell’estate scorsa, prima della partenza per il Mondiale in Australia e Nuova Zelanda, Sara era stata tirata a bordo dal nuovo c.t. Soncin con il cambio sulla panchina azzurra. Il tecnico aveva bisogno di una mano per ricreare lo spirito di un gruppo abbacchiato dopo i disastri e Sara aveva risposto presente con entusiasmo. Avrebbe voluto chiudere in Nuova Zelanda, lo fa a Firenze, città fondamentale per il calcio italiano. Il suo è stato un viaggio lungo 18 anni e in 18 anni tante cose sono cambiate: c’è stato, soprattutto, il Mondiale 2019 che ha fatto scoprire al pubblico italiano il calcio femminile in prima serata, ci sono stati gli ascolti record sulla Rai, c’è stata soprattutto la legge sul professionismo che ha tolto, o almeno quella era l’intenzione, il calcio femminile italiano da una nicchia.
Saluti Le delusioni, prima e dopo, sono state tante, ma Sara è abituata a combattere e si è adattata fino all’ultimo capitolo, annunciato ufficialmente dopo aver parlato con le compagne. «È stato un viaggio straordinario. Ho dato tutto e deciso di lasciare d’accordo con il c.t. che fin da subito, con grande rispetto, ha condiviso con me ogni passaggio di questo momento. Ho deciso di lasciare adesso, all’inizio di un nuovo ciclo nel quale ho dato il mio contributo per gettare solide fondamenta e trasmettere i giusti valori a un gruppo che ha nuovamente dimostrato le sue grandi potenzialità». C’erano state tante polemiche per la sua esclusione dal Mondiale in extremis: Sara sperava in un altro finale della storia, ma ha accettato con piacere di farsi coinvolgere da Soncin. Ora, a 35 anni da compiere il mese prossimo, è il momento di dire addio e di concentrarsi sulla Juve. Perché la carriera e la battaglia per dare visibilità al calcio delle ragazze continuano. E dopo la Juve, chissà, magari andrà avanti da una scrivania.