Lo scrittore De Giovanni: «Mazzarri andava esonerato prima, non c’era identità di gioco. Calzona conosce l’ambiente, aspetto la svolta di Osimhen»

Maurizio De Giovanni non lascia mezza parola al caso. È il suo lavoro, le seleziona una per una. Altrimenti non terrebbe gli italiani incollati ai suoi gialli, dalla imprese del Commissario Riccardi a I bastardi di Pizzofalcone fino a Mina Settembre . Per questo fa un certo effetto sentir parlare lo scrittore napoletano e tifoso del Napoli di «crollo costante» di Mazzarri o di «clamorosa inadeguatezza» di Garcia. E Calzona? «Compatibile».

È d’accordo con l’esonero?«Pienamente. Mazzarri era un crollo costante. La conferenza stampa dopo la partita con il Genoa in cui ha difeso una prestazione indifendibile aveva fatto capire che non aveva proprio il metro della squadra. Non era adeguato. Più ancora dei risultati negativi, pesa la mancanza di un’identità di gioco. Ha adottato moduli diversi, togliendo progressivamente sicurezza alla squadra. Io mi sarei mosso anche prima: se hai una malattia derivante da una cura sbagliata, non dici ho speso i soldi per quella cura quindi me la tengo e mi tengo anche la malattia… Non è intelligente, se ti accorgi che qualcosa non va la devi mettere a posto, a prescindere dal costo».

La scelta di Calzona?«Ha portato la Slovacchia all’Europeo e conosce bene l’ambiente perché è stato già a Napoli con Sarri e Spallletti, adotta un gioco molto affine a questa squadra, allena e ha confidenza con Lobotka che per noi è fondamentale e ha un rapporto fortissimo con Hamsik. Quindi per molti versi il suo è un profilo compatibile. Poi non so dire quanto salire a bordo di un’auto che va a velocità sostenuta verso un baratro sia nelle corde del pilota. Vediamo».

Che cosa è andato storto?«L’uscita di Spalletti ha creato una grave discontinuità tecnica e il lodevole tentativo di cambiare la squadra il meno possibile non è stato sufficiente. Con il senno di poi è evidente che sono state fatte scelte sbagliate: è stato sbagliato non sostituire subito Giuntoli, è stata sbagliata la scelta di Garcia che ha manifestato una clamorosa inadeguatezza ed è stato sbagliato sostituirlo con Mazzarri. Il Napoli peraltro ha dovuto fare a meno per molto tempo di Osimhen, ha avuto problematiche contrattuali irrisolte come quella di Zielinski, Senza dimenticare gli infortuni, troppi e lunghi, derivanti dalla gestione tecnica di Garcia, completamente inadeguata anche nella preparazione atletica».

I giocatori come crede stiano vivendo questo momento?«Sono convinto che abbiano ben presente che uscire da questo momento sia nel loro interesse personale oltre che di squadra. Non possono non capire che da questa situazione hanno solo da perdere, perché depauperano il loro potere contrattuale , con il Napoli e non solo».

E la gestione di Osimhen?«In realtà non so nemmeno se sia esistita una gestione di Osimhen. Parliamo di un giocatore molto difficile da controllare, soprattutto con questo rinnovo contrattuale assolutamente ipertrofico: tutti sanno che non giocherà a Napoli la prossima stagione. Detto questo resta fondamentale, spero si renda conto che se non dà una svolta alla propria stagione e quindi a quella del Napoli, avrà lui stesso difficoltà a ottenere le cifre che vuole».

La sfida contro il Barcellona potrebbe essere l’occasione perfetta per ripartire?«Se l’esonero fosse arrivato qualche giorno fa avrei detto di sì, ma questo ritardo rende la situazione grottesca e mi lascia qualche dubbio. Di certo però incontrare una squadra come il Barça in un momento negativo è molto meglio che incontrare una squadra come il Lipsia in un momento positivo. Sono partite singole, come dimostra pure la vittoria della Coppa Italia del Napoli Basket: non ci sono budget che tengano. È il bello dello sport».

In campionato il Napoli di oggi a cosa può puntare?«Sento dire che il quarto posto è troppo lontano, ma io non vedo nessuno correre a gran velocità. Non è questione di punti, conta quante squadre hai davanti. Ci sono molti scontri diretti e con un bel filotto da 7-8 partite la stagione possa cambiare. Per me la nostra rosa è tra le prime 3-4 della Serie A, tolta l’Inter non ne vedo di così clamorosamente superiori. L’importante è trovare un’identità di gioco».

La città come vive questo momento?«Inutile negare che ci sia molta delusione, ma di certo non è una città rassegnata. Forse è arrabbiata, ma pessimista proprio no…».

 

Fonte: Gazzetta

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