A scanso d’equivoci, se l’idea è quella di sentire il profumo del glorioso passato e del grano, è meglio dirlo subito: Francesco Calzona detto Ciccio, il nuovo allenatore del Napoli, ha un casale in campagna come Luciano Spalletti, il vecchio (e mai dimenticato) allenatore del Napoli campione d’Italia. Ad Arezzo, in Valdichiana, 119 chilometri da Montaione in Valdelsa, il regno dove Lucio scelse di cambiare gli scarpini scudettati con gli stivali da lavoro, prima che l’Italia chiamò. Calzona, 55 anni, non è però un figlio della Maremma: è nato in Magna Grecia, a Vibo Valentia, in Calabria. E poi, ragazzino, si trasferì con la famiglia ad Arezzo, dove ancora oggi vive con la compagna e la figlia.
Questa, insomma, è la storia di un altro coltivatore di talenti innaffiati con il 4-3-3, il mantra, l’amore di una vita abbracciato per la prima volta con Sarri. Un tecnico che, nel 2000, suggerì lui stesso ai dilettanti toscani del Tegoleto per allenare al posto suo: all’epoca Calzona giocava, guidava la squadra con il doppio ruolo – un destino – e lavorava. Rappresentante di caffè, in giro da mattina a sera per tutta la provincia con il furgone: una vita da mediano-sognatore, come quando giocava. Ma l’amicizia con Maurizio crebbe proprio tra l’odore dell’espresso del bar consumato all’edicola del Fossati, suo compagno alla Castelnuovese, di fianco alla Casa del Popolo di Matassino, popolosa frazione di Figline Valdarno. La verità nei fondi, come gli antichi: e nel 2007, Maurizio lo porta ad Avellino come suo vice e poi ancora. E ancora vice: Verona, Perugia, Grosseto, Alessandria, Sorrento, Empoli, la Serie A, il Napoli. La Champions, lo scudetto sfiorato, i 91 punti, Mertens. Già: fu lui, a trasformarlo prima in falso nueve, poi in vero centravanti e infine nel principe azzurro del gol. Dries lo ha anche ringraziato pubblicamente. Geniale. Fonte: CdS