A 1 Football Club, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Gigi Cagni, allenatore ed ex tecnico, tra le altre, di Verona e Genoa: “Il motivo di quello che sta succedendo al Napoli va ricercato in quanto accaduto in estate. Inoltre, difficilmente si dà la colpa ai calciatori quando, invece, andrebbe riconosciuta. I dissensi con l’allenatore non vanno mai mostrati in campo pubblicamente. Certe cose dovrebbero rimanere negli spogliatoi. Mi sembra, tuttavia, che molti calciatori, ad oggi, non conoscano le responsabilità e gli atteggiamenti idonei ad un professionista. Mi riferisco a tutte le squadre e, nel caso del Napoli, non si possono ignorare le responsabilità dei giocatori. Sembra non ci siano più leader. Soprattutto, non si crescono più gli uomini nei nostri settori giovanili. Il Napoli è una squadra che non ha ritmo. Oggi, se sei sotto ritmo, fai poco. Il Genoa si chiudeva bene e gli azzurri non trovavano la soluzione, facendo girare palla senza incisività. Quando le squadre si chiudono è necessario poter giocare sulle fasce, ma Politano e Kvaratskhelia non riescono a saltare l’uomo. In queste gare, ed in una squadra come il Napoli, è necessario buttarla dentro. Far girare palle lentamente è inutile. Le idee vengono fuori se hai un ritmo alto, riuscendo anche a sbloccarti. Faccio un esempio: se ho vinto un campionato con Kvara e Rui sulla fascia sinistra e Politano o Lozano con Di Lorenzo su quella destra, perché, oggi, si stravolge questo meccanismo, dando anche un vantaggio agli avversari? Nel calcio moderno, come lo definiscono, non vedo più un uomo che salti il marcatore. Quando si hanno calciatori di questo tipo, bisogna sfruttarli. Sui gol presi dalle squadre odierne preferisco non arrabbiarmi più. Se non capiamo che il difensore, per prima cosa, deve essere ottimale nella difesa. Oggi, non marca più nessuno. Nel mio vocabolario non esisteva nemmeno la parola indietreggiare. Non esiste portarsi un pericolo negli ultimi sedici metri. Le colpe, però, non possono essere dei singoli, quanto soprattutto degli allenatori. Bisogna capire che l’importante non è la palla, in area, ma l’uomo. La palla, da sola, non segna!“.