Squadra in disarmo: ora progettare il futuro senza altri errori

Dopo lo scialbo pareggio contro il Genoa, fra i tifosi azzurri è cominciato – inesorabile – il countdown verso il prossimo 26 maggio, quando la gara contro il Lecce chiuderà una stagione fin qui fallimentare, dove l’unico obiettivo raggiunto è stato quello del superamento del girone in Champions. Fuori dalla lotta scudetto ad ottobre, eliminato per il terzo anno consecutivo alla prima gara di Coppa Italia e galleggiante nel limbo di metà classifica, al Napoli non resta che aggrapparsi ad un miracolo per provare quantomeno a non restare fuori dall’Europa – dopo quattordici partecipazioni consecutive fra Champions ed Europa League – e ad avere ragione di un Barcellona anch’esso in difficoltà nelle ultime settimane.

Ad inchiodare gli azzurri anche un impietoso dato statistico: quei ventisette punti di distacco dalla capolista Inter che rendono la formazione Campione in carica di Mazzarri la peggiore di tutti i tempi. Nonostante un Maradona pieno deciso a trascinare Di Lorenzo e compagni verso una risalita ancora possibile, anche contro i ragazzi di Gilardino si è assistito al copione già messo in scena nelle precedenti uscite casalinghe contro Salernitana e Verona: una sfuriata iniziale nella quale ci si affaccia nell’area avversaria, fino ad un progressivo abbassamento dei ritmi che non produce alcunché. Nella ripresa, dopo una prima parte gettata alle ortiche, ci si aspetterebbe come minimo una reazione d’orgoglio ma si è invece costretti ancora una volta ad inseguire l’avversario che nel frattempo gioca in maniera ordinata e, di conseguenza, trova la rete con Frendrup.

Col passare dei minuti la sensazione più netta è che il Genoa riesca senza patemi a condurre in porto il match (si ricordi l’andata in cui i rossoblu misero sotto scacco gli azzurri per tre quarti di gara, prima della rimonta firmata Politano-Raspadori): il piano va parzialmente in frantumi solo per merito di Cyril Ngonge, autore del pareggio che salva il Napoli dall’ennesima rovinosa sconfitta ma non dalle contumelie piovute dagli spalti.

Con trentasei punti ed ancora quattordici gare da giocare nulla sarebbe perduto, ma questa squadra ad oggi non sembra avere i mezzi per una rimonta in chiave quarto posto (o quinto, ranking permettendo). Considerati gli errori societari che hanno contraddistinto gli ultimi mesi, s’inizi a mettere in conto una valida progettualità futura, stavolta senza il prestigio e gli introiti delle coppe continentali.

 

Riccardo Cerino

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