Era fatale che accadesse: e forse lo stavano già sbranando con gli occhi, però adesso si sa, non è più semplicemente una sensazione o una supposizione, perché bisognava che il mondo fosse abitato da ciechi, affinché non succedesse. E invece, ad ogni dribbling, o dinnanzi a qualsiasi veronica, quelle esplosioni di vitalità e quelle spruzzate di talento lasciavano un po’ ovunque – Barcellona inclusi – i sospiri maliziosi degli ammiratori (e delle ammiratrici). E si poteva far finta di niente, sorvolare sugli sguardi languidi, però consapevoli che quel giorno, maledizione, sarebbe spuntato. Scrivono in Spagna, al “Mundo Deportivo”, che Khvicha Kvaratskhelia sta nel listone della spesa del Barça: elementare, Watson, si potrebbe aggiungere, però Napoli che ha già perduto Zielinski, che fatalmente dovrà rinunciare – e nella prossima estate senza che ci siano ritardi aerei – ad Osimhen, ora sente stritolare il proprio umore, perché anche il putto no. E vabbé che era scritto da qualche parte, però… Però Kvara è l’uomo dei sogni del futuro, il più autorevole interprete d’un calcio futurista, è andrenalina – o anche altro – con le sue sterzate che afferrano alla gola e anche al cuore e che diventerà the man of the match, quasi a prescindere, della prossima sfida con il Barcellona, sia al Maradona che in Catalogna, dove di calcio se ne intendono. E Kvara, che è ancora un “bambino”, sta dentro ai loro pensieri e pure nei progetti, è un’idea che ha senso con la filosofia di quella società che si sta rinnovando, che attinge sempre dalla cantera ma non solo, che scruta l’orizzonte e se lo immagina pieno di finte, come Napoli però… Perché il Napoli non intende indietreggiare.
Fonte: CdS