AdL -“IL GIOCO DELLA VERITA'”. Le confessioni di un anno con tante incertezze

DeLa parlerà oggi in conferenza stampa alle 11.30 al centro sportivo di Castel Volturno e affronterà tutti i capitoli della tormentata stagione del Napoli

Antonio Giordano sul corrSport:

Chiedete e vi sarà detto: la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità? In un mezzogiorno (saranno le 11.30, ma chissenefrega!) che s’annuncia di fuoco, nel Vangelo secondo Aurelio si cercherà per trovare e si busserà per farsi aprire: e in questa celebrazione laica, attesa da Napoli forse più del messaggio di San Silvestro alla Nazione, il presidente svelerà se stesso, i segreti vizi e le pubbliche virtù, e questa conversione mistica che ha fatto di lui il manager uno e trino pronto a confessare i propri umanissimi “peccati” che hanno rivoltato lo scudetto sottosopra e l’hanno trasformato, in un battito di ciglia, a cimelio della memoria.  

Mentre il Mondo s’interroga sugli effetti del cambiamento climatico, e mica soltanto su quello, Napoli si scioglie emotivamente dinnanzi alla prospettiva di un “one man show” che manco quell’autentico fenomeno di Fiorello, perché De Laurentiis – piaccia o meno – non delude mai: è pirotecnico, fantasioso, ironico, ahilui anche dialetticamente eccessivo (e questo è un eufemismo), calcisticamente “blasfemo” sino a saccheggiare il Devoto Oli per aggrapparsi ad un verbo – sperimentare – che l’aiuti a nascondere la più limpida menzogna del secolo in corso.  
Alzi un dito chi non vorrebbe porgli la più insidiosa delle domande, o magari la più banale, la più provocante, la più fastidiosa, la più cazzuta direbbe lui, sfiorandosi la barba e sorridendo compiaciuto per non essersi trattenuto neanche stavolta. Adl sa bene che oltre la barriera dei cronisti ci sarà però una città che è un universo, ha curiosità e anche un pizzico di rabbia, ha vissuto in quella favola del 2023 che appartiene al suo ventennio (nessun riferimento storico-politico, ci mancherebbe) e che è stata sceneggiata con Spalletti e con Giuntoli, con quegli “eroi” sfioriti per vari motivi, tra cui il caos generato in un’orgia estiva travolgente e però pure devastante.  
E adesso, più che della legge-Melandri e del sistematico affondo sulla Lega (quella di serie A), Napoli non s’aspetta un dejà vu o retrospettive coreografiche sul pianeta-calcio, ma semplicemente risposte attendibili e credibili che non inducano a resettare ciò ch’è stato appena a giugno scorso ma ad immaginarsi una vita sempre stuzzicante, avvincente, emozionante, consapevole che non sempre sia possibile inventarsi capolavori dell’anima.  
Che poi, si potrà stare ancora a girellare intorno ad argomenti pruriginosi, a rileggere il romanzone sul casting degli allenatori e sui rifiuti a raffica, a scivolare intorno ad una serie di scelte un po’ naif (Garcia) o contro-natura (Mazzarri interprete della sua difesa a tre in un club che s’è impregnato di tridente), a ripensare alla strategia sul rinnovo di Osimhen, al puntualissimo ritardo (un ossimoro, si può?) per individuare un diesse, alla cessione di Elmas e poi a quella di Gaetano, all’esclusione di Zielinski dalla Champions, all’acquisto di Dendoncker ma solo per il campionato, a quella presenza quotidiana a Castel Volturno che per un tempo Adl ha ritenuto inevitabile per sgomberare il campo dalle responsabilità altrui.  
C’è un senso di smarrimento in questa Napoli che (incredula) ha assistito allo sgretolamento di un’Idea ch’è esistita, è catalogabile nel De Laurentiis-1, quell’imprenditore che attraverso le intuizioni delegava per competenza agli staff tecnici allestiti servendosi del proprio istinto. Ma c’è poi anche un pizzico di preoccupazione, riannusando l’aria di quest’ultimo periodo in cui è evaporata così velocemente e malinconicamente persino la magia dello scudetto: perché è vero, Napoli sospetta di sapere quale sia stato il padre di quasi tutti gli errori e magari aspetta di conoscere le ragioni, ma poi scavalca quest’atmosfera molesta, quasi tossica, e si chiede pure quale sia il futuro. Però al di là d’un talk show iperbolico. Insomma: la Messa è finita?” 

 

Fonte: CdS

 

 

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