C ’è tutto un mondo che va dalla A (di Aurelio) alla Z (di Zielinski) nel quale è racchiuso il Napoli di questi tempi cupi, un piede fuori dalla Champions e però l’altro che s’allunga nella Champions. C’è un universo – macro o micro, che differenza fa!? – che mentre osserva il dito, se ne sta ad aspettare i bagliori di una notte di luna piena, come non se ne vedono dal 4 giugno scorso, le ore di quel delirio di massa rimasto ormai come un tiepido ricordo, perché qui ci sono le macerie di quel trionfo. Aurelio De Laurentiis irrompe sulla scena, poco prima che Mazzarri si accomodi al tavolo della conferenza stampa, per cominciare a svelare il suo Napoli, per infiocchettarlo con i propri teoremi, per provare a ripararlo dal vento possente d’una crisetta che è nei fatti e che rischia di trasformarsi in voragine, capace di risucchiare mica solo la gloria. E in questo tour orientato seguendo il proprio percorso, il mercato diventa il capolinea da cui si parte:
«Ci sono componenti, alcune restrittive e non per colpa nostra, che impongono scelte. Noi abbiamo fatto un numero di acquisti e mi dispiace aver rinunciato a Zielinski e Dendoncker».
Con un taglio secco, il Napoli ha reciso otto anni di se stesso con il polacco ed ha deciso di affrontare il Barcellona, per giocarsi i quarti di Champions League, con quattro centrocampisti – tre puri (Anguissa, Lobotka, Cajuste) e uno da verificare (Traore) – ma travestendosi da kamikaze che sfida il destino.
«Zielinski lo conosciamo mentre poi dobbiamo invece capire come regolarci con l’altro centrocampista, Traore, vista l’opzione. Qualcuno ha sospettato che la decisione del Napoli di rinunciare a Zielinski fosse una ripicca o un’azione vendicativa verso il calciatore. Assolutamente no. Siamo al cospetto di una splendida persona, un bravissimo ragazzo ed un giocatore di livello che dal 1 luglio non sarà più con noi. L’investimento vero è la sperimentazione».
Fonte: CdS