EH, SI’, PERO’. E comunque ci sarà sempre un alibi buono che varrà per uscire da questa nuvola di nebbia che soffoca Lazio-Napoli: i tre assenti per Sarri (Immobile, Zaccagni e Patric), i nove – e sono un’enormità – per Mazzarri, sintetizzano le umanissime difficoltà di entrambe ma un’idea, pure una sola, si può scovare perfino nell’emergenza più inquietante.
A NOIA. Lazio e Napoli non riescono a farsi del male, non ne hanno, non ne trovano, non c’è niente che – stilisticamente – riconduca in una partita, vibrante soltanto sulla rovesciata di Castellanos (1′ st), gol della vita annullato giustamente per fuorigioco. Ma ciò che vale, cioè il resto, è noiosamente anestetizzante, è titic-titoc della Lazio che va a sbattere contro il catenaccio del Napoli, tutti dietro e buona fortuna a Raspadori e Politano, abbandonati al loro destino malinconico. Senza l’autorevolezza degli esterni difensivi, senza l’intraprendenza di quelli offensivi, Sarri non ha potuto neanche imprecare alla luna: ha osservato, pensieroso, e ha capito che portare i centrocampisti oltre le linee avrebbe rappresentato un pericolo gratuito. Il 3-0 di Riyad con l’Inter ha lasciato effetti controproducenti e Mazzarri, con quelli che aveva, ha riempito la propria trequarti, per far passare la nottata.
ALMENO LORO. È in quel deserto che Lazio e Napoli s’accorgono della loro precarietà attuale, delle difficoltà d’essere vivi che appartiene, e meno male, ad Isaksen e
Ma Lazio-Napoli è teoria, neanche intenzioni, è un desiderio limpido in Sarri di evitare ripartenze eventualmente letali ed è poi la voglia matta di non scoprirsi neanche un lembo di spalla di Mazzarri, nove uomini sotto la linea del pallone e gabbie ovunque, facendo densità, strappando riferimenti.
La Lazio è plasticamente inespressiva, non ha le profondità e rimane in un palleggio orizzontale che Cataldi fatica a sviluppare, che Luis Alberto non fa impennare e comunque, come raccontano i numeri, almeno non soffre; e il Napoli ha muscoli, centimetri e in scioltezza contiene persino la paura.
DIFESA. Il Napoli un pensiero ce l’ha avuto, difendersi e difendersi e difendersi, standosene accovacciato intorno ai suoi tre energici difensori, lasciandosi accarezzare da un Lobotka illuminato, tenendo il pallone (vero: 60%) ma concedendo a Provedel la possibilità di non sporcarsi la maglia, né di sudarla… Ma sarà stato un atto di umiltà, suggerito dalle circostanze, dalla lontananza di Osimhen e di Anguissa, di Kvara e di Olivera, perché gli assenti hanno sempre ragione. Pure quelli di Sarri.
A cura di Antonio Giordano (CdS)