Lazio e Napoli sono state due delle protagoniste della nuova edizione della Supercoppa italiana, poi vinta dall’Inter.
Si è giocata ieri sera alle 18 allo stadio “Olimpico” di Roma la gara tra la Lazio e il Napoli, valida per la 22° giornata del campionato di serie A. Tante assenze sia tra i biancocelesti di Maurizio Sarri, che tra i partenopei di Walter Mazzarri, costretto a partire per la capitale con gli uomini contati. Ne esce uno zero a zero scialbo e privo di emozioni.
Ecco, di seguito, i principali spunti del match:
- Il “N-ASCOLI”: è la terza volta nella gestione De Laurentiis che il Napoli chiude una gara in serie A senza effettuare un tiro in porta, ma in generale col cambio del tecnico si sono radicalmente ridotti. Mazzarri era partito a novembre col “bigino” del 4-3-3 spallettiano studiato con troppa sufficienza, per poi passare prima al 3-4-3 e successivamente già in Arabia al 3-5-2. Il problema è che ieri contro la Lazio la squadra ha giocato con un troppo difensivo 5-3-1-1 per poi chiudere nel finale con un’improbabile coppia d’attacco formata da due centrocampisti. Tratteremo successivamente il tema delle attenuanti, ma forse a qualcuno non è chiaro che la formazione campione d’Italia in questo momento è nona in classifica e viaggia con una media di poco più di un punto a partita. Personalmente ritengo che il calcio sia passione, lotta e voglia di vincere per cui giocare come una provinciale (MASSIMO RISPETTO PER L’ASCOLI SIA CHIARO) in trasferta non è rispettoso della maglia che si rappresenta.
- Il centrocampo “robotico”: sta mantenendo la parola il presidente Aurelio De Laurentiis sul mercato e anzi nelle prossime ore arriverà anche il quinto e ultimo acquisto in difesa, ovvero Perez dall’ Udinese (siamo sicuri che sia il caso di rinunciare ad Ostigard?). Tuttavia sta maturando una situazione che, scongiuri a parte, potrebbe finalmente portare ad un’abbondanza in termini numerici ma non dal punto di vista qualitativo. I dubbi nascono prevalentemente a centrocampo dove ieri, contro la Lazio, sono partiti titolari Demme-Lobotka-Zielinski mentre nel finale ha esordito anche l’ultimo arrivato Dendoncker. Contro il Verona torneranno sia Anguissa dalla Coppa d’ Africa che Cajuste dalla squalifica. Nessuno tra tutti questi ragazzi, numeri alla mano, ha tanti gol nelle gambe, anzi ad essere più precisi tutti tendono allo zero, e in un calcio moderno questo è senza dubbio un grosso ostacolo al vincere i match sporchi. Serve qualcuno in grado di sbloccare le partite anche con conclusioni da fuori o calci da fermo (belli i tempi di Mertens e Insigne), altrimenti si continuerà ad accontentarsi di mediocri 0-0 (sempre se va bene).
- Gli alibi dei perdenti: “Ci è mancata un po’ di profondità ma per tutto il resto sono contento e soddisfatto della prestazione”. Parole e musica di Walter Mazzarri a Dazn dopo il pareggio dell’Olimpico. Cosa significa ci è mancata la profondità??? Mancavano diversi calciatori, ma volete forse dirmi che Lindstrom e Ngonge sono dei turisti venuti a Roma per vedere il Papa? Schierare una difesa a cinque (non offendete l’intelligenza parlando di tre) a cui si aggiungeva un Demme molto basso, mi provoca tantissimo fastidio. Ormai siamo arrivati ad emozionarci quando la squadra arriva nella trequarti avversaria e la parola “Gol” appare come un termine arcaico sempre più in disuso. Se in questa piazza siamo soddisfatti di avere un punto in più del Torino in classifica allora parliamone. Perchè una volta attribuiamo la colpa alle assenze, un’altra alla cattiva sorte oppure all’arbitro (SIA CHIARO NESSUNO DIMENTICHERA’ LA VIGLIACCHERIA DI rapuano, rigorosamente in minuscolo come il suo coraggio) e allora con gli alibi non si crescerà mai!
- La paura del nulla: il Napoli visto contro la Lazio è apparso prudente, prudentissimo, pronto a chiudersi con tutti e dieci i calciatori di movimento dietro la linea del pallone. Una scelta conservativa che non trova solide basi nella classifica della serie A. L’Atalanta quarta in classifica è lontana quattro punti, distanza non insormontabile da colmare se non fosse per la presenza di diverse squadre frapposte tra gli orobici e i partenopei. La scelta societaria, sia sul tecnico che sul mercato, di natura conservativa fa presagire che la mancata qualificazione in Champions sia molto più di una possibilità messa in conto. E allora mi chiedo semplicemente perchè non provare a giocare spensieratamente con la voglia di valorizzare alcuni ragazzi come Ngonge che sarà molto utile per il futuro? Si può sbagliare una stagione. Non bisogna essere eccessivamente severi con una dirigenza incredibilmente virtuosa nel gestire risultati sportivi e conti economici, a patto però che si stia davvero già programmando il futuro (a partire dal bloccare un tecnico partenopeo che vive in Brianza…) per non ricadere più nel delirio di onnipotenza “presidenziale” della scorsa estate.
Articolo a cura di Marco Lepore