In questo mare di assenti, la squadra non è neppure una lotteria: facile, perlomeno non c’è imbarazzo della scelta. In difesa: Ostigard al fianco di Rrahmani e Juan Jesus, con Di Lorenzo e Mazzocchi sulle fasce che ondeggiano tra le linee; a fungere da frangiflutti e da ispiratori, Lobotka con Demme e, si capirà in mattinata, con Gaetano che dovrebbe prendere il posto di uno Zielinski frastornato da una situazione che ha subito; e davanti, quelli che possono, con Lindstrom, una trentina di milioni di euro investiti, di nuovo in panchina, mentre De Laurentiis si interroga sulla bontà di un’operazione che lo inquieta mica poco.
S enza Immobile e Zaccagni, Sarri ha in mano un solo jolly: Luis Alberto. Vaga stella, ma pur sempre stella. Se avrà rivisto (e sicuramente l’ha fatto) Inter-Lazio di Supercoppa si sarà ancora di più accorto del nulla di cui è stata capace la Lazio. Assieme allo spirito sono mancati giocate e genialate. L’ingresso di Luis, è vero, è stato disarmante per la Lazio, ha armato l’Inter producendo il 3-0. Il Mago, se stimolato e incentivato, resta l’unico che nel centrocampo formato da guastatori come Guendouzi e Rovella può accendere la luce. Guendouzi ha il posto fisso, Rovella quasi. Manca un solo posto da assegnare, se lo giocano Luis e Vecino. L’uruguaiano è stato scelto per la semifinale di Riyad, non è stato padrone come a volte riesce ad essere. Stando alle sensazioni, più Luis di Vecino per oggi. Ma con Sarri, allenatore di arcani, nulla è mai certo.
Fonte e grafico CdS