È stato un confronto di due ore: i club, i vertici della Lega, il presidente federale. Un confronto definito «sereno e senza animosità» da Lorenzo Casini, presidente di Lega e padrone di casa, «bellissimo e interessante» dal numero uno della Figc Gabriele Gravina. Le società concordano sulla necessità di recuperare risorse, mantenere venti squadre in A e il meccanismo del diritto di veto.
Restano venti squadre, i tagli in C L’Italia domina in Europa per numero di squadre professionistiche: cento. Venti compongono la Serie A, motore di tutto il sistema per incassi generati. Per questo, parere unanime dei club, venti devono rimanere: le criticità strutturali dovranno essere corrette in altre categorie. Casini ha subito confermato: «Il tema del numero dei club esiste ma non ci riguarda, ed è un nostro diritto decidere quante squadre fanno parte del campionato».
Gravina ha accolto il punto di vista delle società e suggerito percorsi alternativi: per la terz’ultima di A niente retrocessione diretta ma uno spareggio con la terza classificata in B, con la conseguenza di una diversa suddivisione della mutualità (oggi chi scivola in B ha un paracadute che va dai dieci ai venticinque milioni). La riduzione del numero delle squadre avverrebbe attraverso il blocco di ripescaggi e riammissioni, quindi riguarderebbe sostanzialmente le società di Serie C. I tempi per la possibile attuazione della riforma, in questo caso, sono legati a una proposta concreta che andrà presentata nelle prossime settimane alle altre componenti.
Fonte: Gazzetta dello Sport