Senza senso la designazione di Rapuano. Per Paparesta c’è un solo responsabile e non è l’arbitro

“Con appena trentasei gare in Serie A non so se è giusto far arbitrare a Rapuano una finale di Supercoppa. Direi che è stata una sorpresa rivelatasi poi negativa alla luce dei risultati. Una scelta incomprensibile, con cui Rocchi – ha detto l’ex arbitro intervenendo nel corso di Marte Sport Live, in onda su Radio Marte–  voleva forse dimostrare che c’era una classe arbitrale nuova in grado di dirigere partite di cartello, ma ha rischiato un arbitro che si è rivelato inadeguato perché ha usato due metri di valutazione diversi. L’arbitro deve utilizzare sempre lo stesso metro di valutazione durante tutta la gara, non può cambiarlo a gara in corso. Il secondo fallo di Simeone c’era tutto, ma il primo giallo no, così come Rapuano non ha punito col giallo Calhanoglu nei primi tre interventi che meritavano l’ammonizione. La responsabilità maggiore però è di Rocchi, non di Rapuano che non era pronto a dirigere una partita del genere. Prima diventavano internazionali gli arbitri con almeno 50 gare in Serie A, oggi non più. Rapuano ha margini di crescita? Se ci sono capacità non c’è bisogno di aspettare 50 partite. Quando il designatore fa una scelta del genere, si sta giocando tutto, sta dicendo che quello è l’arbitro migliore, perché si tratta di partite viste potenzialmente in tutto il mondo. Lì non sono ammesse sperimentazioni, bisogna affidarsi alle certezze. Così non è stato: Rocchi ha peccato di eccessiva sicurezza in un momento di tensioni enormi all’interno della stessa commissione e arbitri. Non si può votare fra un anno per i vertici Aia in queste condizioni e con queste regole elettorali. La federazione cosa sta pensando di fare? Come pensa di intervenire? Stasera ci sarà, pare, un servizio delle Iene con intervista ad un arbitro che pare svelerà dei problemi nella classe arbitrale. C’è un clima teso, con arbitri ripescati dopo aver falsificato biglietti del treno per 30-50 euro, ci sono tante questioni che vanno affrontate e risolte, ogni errore rischia di essere stigmatizzato all’ennesima potenza perché non c’è credibilità del sistema”.

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