Questa sera l’Inter scenderà in campo contro il Napoli, all’Al-Awwal Park Stadium per prendersi la Supercoppa Italiana. Non ci sono pensieri alla Juventus, che ieri ha vinto contro il Lecce superando i nerazzurri e l’ha spiegato bene Lautaro Martinez: “Un pensiero alla Juve che gioca a Lecce? No, solo al Napoli“; un distaccato Simone Inzaghi gli ha fatto eco: “Focalizziamoci sulla Supercoppa“. Lo stesso tecnico nerazzurro, però, ha riconosciuto che la vittoria farebbe partire da Riad “un bel segnale” ed è indubbio che, dovesse ripetere la spettacolare prova di forza di venerdì, l’Inter tornerebbe in campionato con il piede pesante, a partire dalla delicata di trasferta di Firenze senza Calhanoglu, che precede la collisione del 4 febbraio con la Juve dello scatenato Vlahovic. Il discorso vale anche per il Napoli e Walter Mazzarri lo ha sottolineato: “Vincere ci darebbe entusiasmo per il resto della stagione“. Quindi un occhio al campionato c’è, ma prima di tutto al trofeo, che Inzaghi e Mazzarri sbirciavano ieri sul tavolo delle conferenze. Per il tecnico nerazzurro sarebbe la quinta Supercoppa Italiana, che lo staccherebbe, solitario, oltre le 4 di Capello e Lippi. Consentirebbe all’Inter di mettere in bacheca l’ottava, al di sopra del Milan (7), a una lunghezza dalla Juve primatista (9) e di completare un tris consecutivo, riuscito una sola volta nella storia, al Milan degli anni ’90. Per Mazzarri, invece, sarebbe il coronamento di una carriera lunga e valorosa che gli ha regalato però un solo trofeo: la Coppa Italia 2012. Il Napoli invece festeggerebbe la terza Supercoppa italiana (1990, 2014). La travolgente vittoria dei nerazzurri sulla Lazio condiziona i pronostici, ma entrambi gli allenatori ci hanno tenuto a restringere la forbice con lo stesso concetto: “Il Napoli è campione d’Italia e ha giocatori di qualità“. Infatti, Bobo Vieri ha tagliato la torta dei pronostici in parti uguali: “Cinquanta e cinquanta. In una finale non esistono mai favoriti“. Non sono solo le dichiarazioni da copione a restringere la forbice, esistono anche delle circostanze oggettive: ad esempio, non è facile riprodurre a così breve distanza una prestazione perfetta, tatticamente e tecnicamente, tirando il motore al massimo per 90’, come quella dell’Inter con la Lazio, venerdì. Inzaghi non ha nascosto i segnali di affaticamento che ha raccolto nelle ultime ore: Bastoni ieri ha lavorato a parte e potrebbe anche riposare tenendo conto di Fiorentina e Juve all’orizzonte. Quanto sia importante l’appoggio in costruzione del braccetto mancino, lo si è capito anche con la Lazio: ha innescato il vantaggio e sventagliato cambi di gioco che spalancavano spazi. Si fermasse Bastoni, Acerbi lascerebbe il centro a De Vrij e scivolerebbe a sinistra. Anche Calhanoglu è uscito acciaccato, venerdì, ma ha recuperato. Naturalmente, meno l’Inter riuscirà a essere arrembante e continua nella sua intensità, meno la palla girerà velocemente, più si semplificherà la partita difensiva del Napoli, che immaginiamo chiuso nel nuovo fortino, costruito da Mazzarri con la difesa a 3, cioè a 5, e il cambio di modulo. Nelle semifinali, il Napoli è stato una pallottola compatta, raccolta in 28 metri, pronta a esplodere in ripartenza; l’Inter un elegante tappeto di gioco srotolato su 55 metri. Una squadra lunga, se non corre bene e non innesca bene le preventive, è a rischio di transizioni. E’ qui che Mazzarri, cui non mancano gli acciaccati, conta di sbancare. Prima di tutto con Kvara, che non segna da 37 giorni e, in una finale, vede il palcoscenico ideale per sbloccarsi; con la corsa profonda di Simeone, ringalluzzito dal gol; con Zerbin, ancora più ringalluzzito dalla doppietta e con Raspadori, pronto a scatenare la sua freschezza, dopo essere stato seduto in semifinale. Inzaghi conta di sbancare con la sua poderosa macchina da gioco e con quei due là davanti, Lautaro e Thuram: 30 gol stagionali in due.
Fonte: Gazzetta dello Sport