Non si può imitare qualcun altro, per quanto uno ci provi ci sarà sempre una differenza: Mazzarri non è Spalletti e, dopo aver provato a resuscitare, come novello dottor Frankenstein, il Napoli dello scorso campionato, si è arreso all’evidenza che non c’è più. I motivi? Pochi, il primo dei quali l’assenza di Kim, gestita con troppa leggerezza dalla società; poi si può parlare anche della preparazione atletica fatta da Garcia, ma ormai le parole sarebbero sprecate: è stata fatta male e ora si prova a rimediare. Contro la Salernitana Mazzarri ha deciso di accantonare il 4-3-3 e rimettersi l’abito più consono a lui, quello con la difesa a 3 e un’oscillazione tra 3-5-2, 3-4-1-2 e 3-4-2-1. I primi segnali si potevano vedere contro il Torino, ma l’espulsione di Mazzocchi non ha permesso di vedere l’esordio del secondo Napoli veramente mazzarriano. Contro i cugini di Salerno la svolta è stata evidente: Mazzarri ha dichiarato che Kvara andava liberato dalle marcature asfissianti sulle fasce, per questo l’ha messo a fare il trequartista puro contro la Salernitana con due attaccanti davanti, uno più mobile come Raspadori e uno più statico come Simeone a dividersi l’area. Kvaratskhelia è stato tra i migliori in campo nel secondo tempo contro la Salernitana, croce e delizia. Contro la Fiorentina ha giocato di posizione, cercando di chiudere le linee di profondità verso Ikoné e aiutando Mario Rui, sacrificandosi più in fase difensiva che offensiva. Mazzarri ha provato a rimettere al “centro del villaggio” (infelice citazione a Garcia) Lobotka, ma in modo diverso: la mancanza (e il rendimento) di Anguissa l’hanno costretto a ridisegnare il centrocampo con Cajuste titolare. Per caratteristiche lo svedese potrebbe sposarsi meglio con lo slovacco in questo momento: si fa dare maggiormente palla e non ha paura di giocarla anche con l’uomo addosso. Non sarà stato uno dei migliori in campo con Fiorentina e Salernitana, ma la sua presenza ha permesso allo slovacco di essere più libero di giocare, riducendo il pressing su Lobotka e affiancandolo nella prima costruzione. Il Napoli di Mazzarri, quello visto nelle ultime partite, potrebbe giocare con il 3-5-2 affiancando Kvara a Simeone o Raspadori, in una posizione leggermente più arretrata e con incarichi da rifinitore, ma all’occorrenza potrebbe rimettersi le vesti dell’ala e chiudere le linee di verticalizzazione delle squadre avversarie. A centrocampo Lobotka è aiutato da Cajuste a impostare e con un compagno vicino ha più sicurezza e facilità di manovra, mentre la linea di centrocampo a 4 o 5 arretra i due esterni in difesa in fase difensiva, trasformandosi in una difesa a 5 solida, aggettivo che poco si addice alla fase difensiva del Napoli di questa stagione. Mazzarri è tornato a essere se stesso, apprezzabile l’aver provato a ridare vita al Napoli di Spalletti, ma la realtà è diversa e ancorarsi al passato è un errore fatto spesso, anche recentemente.
di Simona Ianuale