Ops, ma come vola il tempo, eppure sembra ieri: le ombre cinesi, le mani nei capelli, il caldo che (adesso) neanche in Arabia Saudita e l’orologio da tormentare, sperando solo che finisse in fretta:
«Sarebbe bello riannodare quel filo….»
Pechino, 11 agosto 2012, quando il calcio di Mazzarri era altro e forse pure lui, dentro a quella difesa a tre, ci stava meglio: finì come ricordano gli archivi, 4-2 nei supplementari, con cartellini rossi sventolati in faccia a chiunque, a Pandev e a Zuniga ma pure alla sua, ed un senso di disorientamento che ancora sta lì.
«Non amo rielaborare il passato ma fu una finale particolare, mettiamola così. Ci fece male perderla ma adesso abbiamo la possibilità di conquistarne un’altra».
Quei dodici anni, portandosi appresso – tra i ricordi del passato – le scene d’una serata magica e poi amarissima, riemergono dalla bruma della memoria, e in questa vita vissuta c’è la proiezione d’una felicità da riconquistare: Napoli-Fiorentina, per Mazzarri, è un po’ il derby del cuore, ci sono le proprie radici, la sua giovinezza, e poi c’è altro, una nuova esistenza, eguale eppure diversa, tra tridenti e sogni che si possono coltivare: «Il Napoli è cambiato, ovviamente, ha fatto qualcosa di maestoso con lo scudetto; è sempre andato in Europa. Noi stiamo attraversando un momento complicato dall’altalena dei risultati e comunque io soltanto a Torino non ho avuto risposte. Mi auguro che la vittoria con la Salernitana ci restituisca serenità e anche leggerezza».
Fonte: CdS