(Grafico) Lobotka e Arthur, lo sbarco in finale passa dalla regia. Le formazioni

Per entrambi momenti duri, ma la stima di Mazzarri e Italiano ora li ha riportati al centro della scena

In un calcio che punta sempre più sulla fisicità, due come loro vanno protetti il più possibile, come specie in via di estinzione. Stanislav Lobotka e Arthur Melo ne fanno una questione di pensiero, di letture di gioco e di soluzioni geniali. Sono i metronomi di Napoli e Fiorentina, gli uomini a cui consegnare il pallone quando si è in difficoltà, quando c’è da gestire il momento o cercare l’imbucata vincente. Oggi Lobotka e Arthur sono due giocatori insostituibili, segno tangibile dell’idea di calcio delle due squadre.

 

Dimenticatoio Eppure, fino a poco tempo fa, entrambi sembravano finiti nel dimenticatoio: Lobotka è arrivato a Napoli con Gattuso e per un paio di anni il suo nome era finito nel cassetto degli oggetti misteriosi. La cura Spalletti lo ha rimesso in pista e lui ha ripagato con qualità e personalità, prendendo per mano il Napoli e guidando verso uno scudetto insperato. Arthur, dopo la Juve, aveva perso campo e fiducia: aveva bisogno di qualcuno che credesse in lui, come ai tempi del Barcellona. E quel qualcuno è stato Vincenzo Italiano: un’intuizione felicissima, del tecnico e della società. Con Arthur in cabina di regia, il progetto viola è decollato ad altezza Champions League.

 

 

Ritorno al passato E allora via al duello, e che vinca lo spettacolo. Stasera a Riad lo slovacco e il brasiliano saranno di nuovo faccia a faccia, pronti a telecomandare i compagni e a sorprendere gli avversari. Lobotka è l’ultimo superstite del centrocampo tricolore del Napoli: Anguissa è in Coppa d’Africa, Zielinski non al meglio e con la testa forse già lontana da Napoli a causa di un contratto in scadenza e della corte di tanti top club. Stanislav sta facendo gli straordinari: nella gara del riscatto, contro la Salernitana, era l’unico titolare a reggere la mediana. Ma intanto è ritornato centro di gravità del mondo Napoli. Con Garcia, la squadra aveva perso la bussola e deciso di non affidarsi più alla strada maestra: la ricerca esasperata della verticalità aveva reso Lobotka un giocatore normale, più cacciatore di seconde palle che direttore d’orchestra.

 

Catalizzatore L’arrivo di Mazzarri ha ripristinato la sana e bella abitudine di passare sempre dai piedi di Lobo , per non perdere equilibrio e tempi di gioco. C’è voluto il giusto periodo di assestamento, ma Lobotka è tornato catalizzatore di palloni e distributore di gioco. Alla sua maniera, col passo corto e la mente sempre una giocata avanti a quelle degli avversari, sia quando si tratta di presidiare le linee di passaggio avversarie sia quando si va alla ricerca di corridoi per stanare il muro nemico. Insomma, Lobotka piano piano sta tornando il giocatore inserito nella top 11 dell’ultima Serie A, unico non interista tra i migliori in mediana del 2022-23.

 

Rinascita E chissà se nella formazione ideale del campionato in corso, alla fine, non riuscirà a trovare posto stavolta il viola Arthur, talmente fondamentale per Italiano da suggerire al tecnico di regalargli un po’ di riposo in campionato in vista di questa Final Four di Supercoppa, che la Fiorentina vuole vivere da protagonista. Con Arthur in campo la Fiorentina viaggia a marce alte e il motore a mille. Con lui si sente al sicuro: 16 gare da titolare in questo campionato su 20 presenze complessive, quante ne aveva collezionate nell’ultimo anno alla Juve a fine anno e con un minutaggio nettamente inferiore a quello di oggi. Nel mezzo, la parentesi sfortunata al Liverpool (4 presenze, nessuna in Premier e una in Champions) che poteva mentalmente ammazzare chiunque.

 

Voglia di festa Ma Melo non aveva ancora incontrato Italiano, che ora punta su di lui per alzare finalmente una Coppa al cielo. Un’ambizione legittima alla luce della crescita costante della sua squadra, nel gioco e nella personalità. Due elementi migliorati in modo esponenziale grazie ad Arthur, nuovo faro viola. E stasera con Lobotka sarà sfida spettacolo, anche per onorare città e allenatori. Napoli e Firenze hanno voglia di far festa, Italiano cerca il primo titolo e Mazzarri vuol dimostrare di essere l’allenatore giusto per rilanciare i campioni d’Italia. Tanti motivi per mettersi comodi a guardare: ciak, si gira. Parola alla regia.

 

Fonte: Gazzetta

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