P rendi subito un ivoriano (Traoré), un paio di serbi (Lukic e con lui Samardzic), poi un ceko (Barak), un argentino (Nehuén Perez), un belga (Theate), anzi due (Mangala) e ciò che sembra una Babele del calcio improvvisamente si trasforma in strategia. Eppure pare caos, la ricerca un po’ affannosa di aggrapparsi a qualcosa, fosse pure semplicemente una speranza: ventotto punti, a cinque dalla Champions, a venti dal proprio scudetto che qualcuno a maggio meritatamente conquisterà; e poi c’è (tanto) altro ancora: una squadra che non segna ma che subisce, che ha uomini in Coppa d’Africa, lungo degenti ed ha pure ceduto Elmas: serve un piano di pronto intervento, mentre (quasi) mezzo mercato è volato via e poi si andrà in Arabia.
FATTA!? Prima delle firme, non è il caso di sbilanciarsi, però Hamed Junior Traoré (24 a febbraio) è il cosiddetto uomo della svolta – eppure non è un mediano e non un centrale – e dominerà il week-end che ormai gli appartiene. La sua natura (ritenuta) ampia ha spinto il Napoli ad osare e a cambiare di nuovo il progetto: la richiesta ufficiale al Bournemouth, che un anno fa ha investito 30 milioni, è stata formalizzata e la trattativa sta per essere archiviata con soddisfazione collettiva. La chiacchierata è ai dettagli, anche con il manager del calciatore, e s’avverte ottimismo: oggi si gioca, domani si parte, ma parecchio si è mosso con il Bournemouth che con la prospettiva di un diritto di riscatto a 25 milioni si è ammorbidito. Si aspetta la fumata.
INDIZIO. Non a caso, sull’aereo che porterà il Napoli a Riad non dovrebbe salire Maurizio Micheli, il capo dell’area scouting promosso ad «eminenza grigia» del mercato: qualcuno deve pur rimanere in Italia per procedere alla definizione degli affari ed eventualmente ad assecondare gli aspetti burocratici e quelli formali, e il mentore di Natan e di Cajuste fungerà da ponte con l’Arabia per cercare di chiudere operazioni divenute complicate. Fonte: CdS