L’edizione odierna del quotidiano Il Mattino, racconta il momento del Napoli e il ritiro a Pozzuoli:
La parola d’ordine è: ripartire. Il ritiro punitivo ha lasciato ferite nel gruppo, perché davvero in pochi hanno apprezzato la scelta di ritrovarsi a Pozzuoli, azzerando vita sociale, ore con figli e famiglia. Di Lorenzo ha fatto fatica a fare da filtro con la società che, in nessun momento, ha ipotizzato di fare marcia indietro sulla decisione. De Laurentiis ha provato a far spiegare alla squadra, attraverso il ds Meluso, che è vietato sbagliare da qui alla fine della stagione. «Nulla è perduto», è il diktat del club, a poche ore dal derby con la Salernitana e la partenza per Riad. Non facile dopo una simile striscia di risultati negativi e in questo clima che non è proprio dei migliori. Intanto, nel pomeriggio di ieri, poche ore di libera uscita alla fine dell’allenamento e rientro, come in caserma, all’ora di cena nell’hotel che si affaccia sul golfo di Pozzuoli.
Non è come il ritiro di Vietri sul Mare, dove nell’85 si cementò il Napoli a pezzi di Maradona e Bagni: i colloqui di gruppo sono rari, gli incontri limitati ai pasti. Difficile capire a cosa porterà la scelta di De Laurentiis di portare tutti in clausura. Una risposta che arriverà domani pomeriggio. Certo, ci fosse stato Osimhen, sarebbe potuto pure arrivare un chiarimento con Kvara, al centro di un caso dopo le parole a ruota libera del suo agente georgiano e la replica del nigeriano e del suo manager. Il patron non sa ancora se sarà oggi a Castel Volturno. Più probabile che vada direttamente allo stadio domani. Colpisce un dato: per il derby con la Salernitana non si arriverà neppure a quota 40mila spettatori. Un minimo storico. E si teme anche la contestazione delle due curve.
La squadra si fermerà a dormire anche stasera. Ma era già previsto, perché si gioca alle 15. L’obiettivo è ricompattarsi dopo un mese da incubo e ripartire alla caccia di un quarto posto che la classifica vuole ancora a portata di mano, ma che lo scollamento delle ultime partite invece fa percepire come un Everest. Nulla è perduto, è convinto De Laurentiis. Ma il Napoli in castigo è una cosa che si fa fatica a mandare giù. De Laurentiis non ha nascosto il suo stato d’animo, è furibondo. Questo ritiro a tempo determinato è il minimo che gli è venuto in mente. Aveva pensato a qualche premio in vista della Supercoppa: ma al momento Edo De Laurentiis, il vice presidente che rappresenta i vertici nel ritiro, non ne ha fatto cenno.
Che questo si possa definire un provvedimento punitivo o, più diplomaticamente, un modo per stare insieme e guardarsi in faccia, fa poca differenza. Mazzarri fa fatica a contenere le facce scure dei calciatori. La realtà dice semplicemente che cinque giorni dietro un cancello virtualmente chiuso sono molto lunghi. E le poche ore di ieri pomeriggio hanno riconsegnato una squadra ancora meno rilassata. Per carità, ci sono camere confortevoli, ma resta comunque una dimora forzata, concetto che non tutti i giocatori hanno preso benissimo. E sicuramente anche i loro familiari.
Ma quelle che appaiono punitive sono anche certe scelte che Mazzarri immagina per domani. Perché di intoccabili, in questo Napoli, non ce ne sono più. Rischia per primo Piotr Zielinski: al suo posto potrebbe essere schierato Raspadori. Che in questa maniera lascerebbe il ruolo da prima punta a Simeone: visto che sono 4 partite che il Napoli non fa gol, spinge per un posto da titolare. E qualcosa va cambiato. Dietro, nonostante i disastri, di alternative ce ne sono davvero poche. A meno che non si voglia cambiare Ostigard con Juan Jesus. Che pure è un’opzione, nonostante il norvegese sia in lista di sbarco, offerto a mezza serie A. Non ci sono alternative al 4-3-3, viste le assenze. C’è grande apprensione per l’ordine pubblico, dopo la contestazione di Torino e il lancio di fumogeni: controlli serrati all’ingresso del Maradona per evitare l’ingresso di materiale proibito.