A Radio CRC, nel corso della trasmissione Si Gonfia la Rete, è intervenuto Andrea Di Caro, vice direttore Gazzetta dello Sport: “Il Napoli? Thiago Motta era stato sentito e contattato da De Laurentiis che in passato ha avuto la capacità di portare a Napoli allenatori importanti e anche a sorpresa come Sarri che veniva dall’Empoli. Quindi con Thiago Motta sarebbe stata un’operazione simile, però non è riuscita probabilmente per il tipo di organizzazione che il Napoli si stava dando in quel momento. Credo che alcuni allenatori contattati da De Laurentiis siano rimasti non particolarmente soddisfatti dall’organizzazione societaria che gli veniva presentata, del progetto che gli veniva presentato, non della rosa del Napoli che aveva appena vinto lo scudetto. Ci sono delle scelte difficili, ma non va indebolita la struttura che il Napoli ha visto indebolirsi con l’addio di due protagonisti che sono stati Giuntoli e Spalletti. Pensare che Giuntoli e Spalletti potessero essere sostituiti semplicemente da altri interpreti e non ritenere che a quel punto pur partendo dovessero essere sostituiti da dei big. Il Napoli, dopo Spalletti e con uno scudetto sulle spalle avrebbe dovuto puntare il tutto per tutto su un grande allenatore, io insisto su Antonio Conte, cioè su un allenatore che preso con una squadra che aveva vinto lo scudetto e a cui garantire comunque la permanenza dei giocatori importanti, qualche differenza sul mercato, ma una struttura all’altezza. Se perdi Spalletti, devi rilanciare con uno che possa anche essere diverso da Spalletti, ma di grandissimo profilo. Oltre a provarci o ad offrire fino ad un certo punto tutti i soldi che servono, è una questione societaria, di struttura, perché se vai da un allenatore importante e gli spieghi, o così almeno si vocifera, che tanto al Napoli ci sei tu, che vicino alla squadra ci sei tu, le grandi squadre sono organizzate in maniera diversa. Come è stato organizzato il Napoli che ha vinto. Il mantenimento di un grande progetto quando vanno via dei protagonisti così importanti, non è il pensare che non fossero così importanti e la loro importanza viene suddivisa un po’ per uno e si fa a meno, ma è quello il momento in cui si va a prendere quello importantissimo che non faccia rimpiangere né dal punto di vista calcistico, né soprattutto dal punto di vista della tenuta della struttura che dopo uno scudetto diventa tutto più difficile. Qualsiasi allenatore ci spiega che rimanere a certi livelli e rivincere uno scudetto è più difficile che vincerlo. In certe piazze come per esempio Roma, Napoli e Firenze non si è mai vinto più di uno scudetto di seguito, allora è solo statistica o qualcosa che vive della difficoltà di mantenere i piedi per terra, l’umiltà, la struttura, l’organizzazione. Se vuoi rimanere a quel livello, e il Napoli ne ha la possibilità, se vanno via dei protagonisti che valgono 9, devi andare a prendere quello che vale 10 perché dà il segnale. Se invece pensi che quello da 9, in realtà il merito suo era 7 e quindi ti accontenti di prendere dei profili di seconda fascia, è l’inizio della fine o quantomeno l’inizio di possibili problemi che il Napoli purtroppo ha avuto in questa prima parte di stagione e che nulla mi lascia pensare che la stagione del Napoli possa ribaltarsi in positivo. Può e deve assolutamente migliorare, perché questa rosa ha ancora tutte le potenzialità per arrivare quarta in campionato“.