La Gazzetta dello Sport commenta in una lunga analisi il momento del Napoli:
Quando un bellissimo giocattolo si rompe, non è necessario buttarlo via o dimenticarlo in fondo a una cesta, sotto a tutti gli altri. Si può provare ad aggiustarlo o comunque a fare in modo che ci si diverta ancora ad usarlo. I bambini fanno così e il popolo del Maradona non chiede altro. Lo scudetto è volato via troppo presto, ma resterà su quelle maglie fino a maggio e va onorato nel modo migliore.
Il Napoli, però, non ci sta riuscendo. E ci sta anche provando male, con scarsa convinzione. Il pareggio con il Monza ha il sapore amaro della sconfitta sia per la prestazione deludente sia per la contemporanea vittoria della Fiorentina, che in attesa del Bologna mette i campioni d’Italia a cinque punti dal quarto posto, obiettivo minimo e imprescindibile.
Per aggiustare il giocattolo è stato chiamato a novembre Walter Mazzarri, che invece sta completando l’opera di demolizione iniziata da Rudi Garcia. Viene quasi il sospetto che, al di là delle responsabilità di De Laurentiis, il problema sia in campo più che in panchina, ossia in giocatori che non sono più in grado di esprimersi nemmeno su livelli sufficienti. Spalletti evidentemente aveva capito tutto. Però gli allenamenti servono proprio a questo: a mettere a posto le cose che non funzionano, a trovare il modo di sfruttare le qualità individuali in un collettivo organizzato, a far crescere la condizione. Il Napoli, invece, è sempre lo stesso: sgangherato, confuso, incerto, molle. Ieri un Monza in emergenza in difesa ha sofferto poco ed è andato vicino alla vittoria: Pessina ha sprecato il matchpoint calciando un rigore tremendo a metà ripresa.
Un’occasione per Anguissa nel primo tempo, una per Kvara e per Gaetano nel secondo: tutta qui la produzione offensiva e non fatevi ingannare dai numeri perché i dieci corner e gli altri sei tiri nello specchio non hanno preoccupato Di Gregorio. Da quando è arrivato Mazzarri, il Napoli ha vinto tre volte (due in Serie A) e perso cinque (tre in campionato) oltre al pareggio di ieri. Nelle ultime tre partite, compresa quella in Coppa Italia contro il Frosinone, la squadra non ha mai segnato (ed è successa la stessa cosa in cinque delle recenti sette gare di campionato).
Non ci sono scuse: le assenze di Osimhen e Politano non spiegano la difficoltà a costruire azioni pulite contro un avversario costretto a schierare Gagliardini in difesa per l’indisponibilità di Izzo, Pablo Marì e Andrea Carboni. Il Napoli era uno splendido collettivo che esaltava le qualità individuali. Adesso di collettivo non c’è più nulla, la manovra è affidata alle iniziative dei singoli. E c’è anche un evidente scollamento: ieri, poco dopo la metà del primo tempo, il Monza ha gestito il possesso per oltre un minuto senza che nessun avversario si avvicinasse per disturbare la costruzione o per andare in pressione.
Ma organizzare queste fasi di gioco è compito dell’allenatore, che dovrebbe anche dare qualche direttiva per la fase offensiva. Invece nulla: tutto casuale o, nella migliore delle ipotesi, affidato alla bravura dei singoli. Simeone è rimasto in panchina fino all’85’: perché? Mazzarri, invece di protestare nei confronti dell’arbitro con conseguente espulsione, dovrebbe chiedersi cosa abbia dato finora al Napoli. Di sicuro non un rendimento positivo: la media punti di Garcia era migliore della sua (1,75-1,16); il giorno dell’esonero del francese la squadra era quarta, adesso è settima.
Pessina, che errore Ieri, tra l’altro, il Monza è stato meno incisivo di quanto avrebbe potuto a causa della prestazione negativa di alcuni elementi e non a caso per la terza gara consecutiva non è riuscito a segnare. Gli esterni di Palladino sono rimasti troppo bassi soprattutto nel primo tempo e questo ha complicato il lavoro dei mediani che si sono dovuti occupare delle discese di Di Lorenzo e Mario Rui. E, mentre Colombo ha fatto almeno fino all’intervallo un ottimo lavoro con le spalle alla porta, Valentin Carboni e Mota Carvalho non si sono visti mai. Nonostante questo, Pessina si è trovato sul dischetto dopo una bella azione di Birindelli e un tentativo di Colpani respinto con la mano da Mario Rui. Il passaggio a Meret del capitano del Monza ha dato una scossa al Napoli, che ha almeno creato qualcosa nel finale. Troppo poco, però.