Da doppio ex ha una voglia matta di vedersela allo stadio, sia al Maradona di Napoli, dove approdò per un’annata nel 1991, che a Barcellona, dove visse un’altra stagione importante nel 1996: «Due club storici – ricorda con entusiasmo Laurent Blanc, allenatore in attesa di proposte – per una sfida che fa bene a tutto il calcio».
Partiamo da Napoli, salto indietro di trent’anni: che stagione fu?«C’era Maradona, ma fuori per squalifica, però c’erano pure Careca, Alemao e Zola. E in panchina l’infinito Ranieri. Finimmo quarti. Napoli è una città dove il calcio è più che una passione e mi è rimasta nel cuore».
Quattro anni dopo, il Barça.«Con Ronaldo il Fenomeno a inizio ciclo, ma pure Guardiola, Luis Enrique e Figo, per me uno dei più grandi. Finimmo alle spalle del Real Madrid, ma vincemmo coppa di Spagna e Coppa Coppe».
Adesso il duello agli ottavi di Champions, da campioni nei rispettivi Paesi, ma un po’ in difficoltà. Partiamo da Napoli.«Vincere lo scudetto stato qualcosa di straordinario, come lo fu ai tempi di Maradona. Merito di Spalletti, uno dei migliori tecnici. Confermarsi non è facile e ancora meno in Champions, ma il Napoli ha dimostrato di essere un big club tenendosi i migliori».
E il Barça?«Attraversa un periodo complicato da un punto di vista finanziario, ma vincere la Liga è naturale. Bello sia successo con l’ex Xavi che sta riportando i valori calcistici tradizionali. Gli ottavi premiano il rilancio, ma in Champions servono mezzi per restare al top».
Sfida tra grandi attaccanti: Osimhen contro Lewandowski. Giudizio da ex difensore?«Osimehn appartiene alla categoria dei fuoriclasse. E’ fenomenale, giovane, con ampio margine di miglioramento, può diventare uno dei più grandi attaccanti. Come Lewandowski, più vicino però alla fine della carriera, anche se continuerà a segnare fino in fondo. E’ un duello bellissimo, senza dimenticare altri giocatori come Kvaratskhelia, altro top player».
Un pronostico?«Al Napoli scoprii la vera cultura della difesa: sembrava che i vostri giocatori nascessero con l’anima del difensore. Ma anche il calcio italiano sta evolvendo ed è positivo. Il Barcellona rimane una vetrina del calcio spagnolo, più offensivo e creativo, ma dovrà fare i conti con la difesa italiana. Non mi sbilancio, sarà di certo un grande spettacolo».
Dopo l’esperienza a Lione, la tenterebbe un ritorno in Italia da allenatore?«Vedremo. In Serie A mi piace il Bologna di Motta, mio giocatore al Psg: non è una sorpresa che faccia bene. Invece finalmente vi siete accorti del valore di Rabiot che può diventare anche più decisivo, con qualche gol in più. La Juve può lottare per lo scudetto, ma l’Inter ha una rosa più ampia e giocatori top come Lautaro e Thuram. Sarà una corsa a due, appassionante».
Fonte: Gazzetta