Ad Atreju, la festa dedicata ai giovani di Fratelli d’Italia, è presente Luciano Spalletti. L’ex tecnico del Napoli, ora ct della Nazionale, si è soffermato soprattutto sui giovani. Le sue dichiarazioni attraverso La Gazzetta dello Sport:
«C’è oggi l’insidia del mondo virtuale che si contrappone a quello corporeo, quello fatto di abbracci veri. A certi calciatori piace più il fantacalcio del calcio, bisogna far capire quali siano le differenze. E noi stiamo lavorando in questo senso. Anche per questo dovrò cambiare un po’ le mie abitudini quotidiane, voglio sentire spesso i miei ragazzi in modo da stringere con loro un rapporto forte: io e i giocatori dobbiamo essere una cosa sola. Anche perché tra qualche anno ci ricorderemo più delle persone che dei risultati». Si parlava di valori. Tra questi per il c.t. dell’Italia c’è senza dubbio l’appartenenza: «In campo dobbiamo far vedere che diamo veramente tutto per questa maglia, è un dono che ci è stato fatto e abbiamo l’obbligo di indossarla per bene, ricordandoci sempre dove siamo e per chi lo stiamo facendo. Essere in panchina a cantare l’inno è qualcosa di unico, non c’è altra sensazione di tale bellezza». E dopo aver ricordato Mihajlovic, torna sull’Europeo: «Andiamo in Germania da campioni, se gli altri credono o meno in noi non ci deve interessare. Sono i giocatori a dover credere in loro stessi, lavorando sempre con il massimo impegno. Perché l’impegno è fondamentale, nello sport come nella vita. E noi non possiamo tirarci indietro, con questa bandiera sulle spalle».