FUMATA GRIGIA. Essendo un temerario, Aurelio De Laurentiis si è buttato avanti un po’ di giorni fa e quasi ha alzato i calici: «Oramai siamo alla firma per il rinnovo di Osimhen». Che però non ha bisogno semplicemente di carta, penna e calamaio, queste cose non accadono più, ma di ben altro: è una questione di soldi, e nessuno si risenta perché si è al cospetto di due aziende, ma anche di cuore, e ci sono due volontà eguali e però diverse. E sulle distanze, che restano, ci sarà chiaramente da lavorare, diplomaticamente.
ARRIVEDERCI. Aurelio De Laurentiis, Andrea Chiavelli, che è l’ad del Napoli, e Roberto Calenda hanno preso un ricco caffé ieri e rinchiusi tra le pareti di un luogo rimasto segretissimo, hanno cercato di scorgere un orizzonte: Osimhen ha il contratto in scadenza nel 2025 e nessuna intenzione – né lui, né il suo procuratore – di liberarsi tra diciotto mesi a parametro zero. La riconoscenza è un sentimento che va oltre il danaro, che però non ha un ruolo irrilevante o marginale, e Calenda, ripartito in serata da Napoli, e De Laurentiis, ne sono consapevoli.
QUA LA MANO. Il velo del silenzio è stato squarciato però il Napoli e Osimhen rimagono ancora fisicamente lontani, anche se ideologicamente c’è convergenza d’interessi e ieri sera centravanti e presidente hanno cenato insieme alla festa di Natale: De Laurentiis vuole mettere in sicurezza – contrattuale ma anche umorale – il suo attaccante, per il quale il Chelsea si lancerebbe a corpo morto e con una valigia piena di sterline – e Osimhen, che ormai è una stella, insegue il riconoscimento economico della propria statura internazionale. È il gioco delle parti. Fonte: Cdc