Uno così, come Juan Jesus, andrebbe trascinato – anche di forza – in conferenza stampa un giorno sì e l’altro pure: perché si fa in fretta a lasciarli parlare, a volte, ma è inevitabile che spesso si finisca dentro un manierismo di facciata che sa di ovvio. Uno come Juan Jesus, e c’entra poco o forse niente che abbia 32 anni («sono il più grande»: anche se per giorni lo è Mario Rui), sa come affrontare la verità, anche la più scontata e fastidiosa, e senza avere il timore di affrontarla, sa come si racconta questa vita divenuta ormai banale dopo essere stato baciato dalla gloria. «Abbiamo vinto uno scudetto a Napoli, non accadeva dal 1990, ed è chiaro che a quel punto le aspettative siano cresciute. È legittimo ed anche inevitabile. Ora sta noi dominarle con la serenità che ci vuole nei momenti bui. La felicità torna sempre dopo qualche delusione. Con il Braga ci giochiamo tanto, anzi tutto, perché c’è in palio il passaggio del turno, ma per dare continuità ai progressi servono i gol e quindi la vittoria».
A TESTA ALTA. Uno come Juan Jesus, che ha vissuto Roma e Milano (quella nerazzurra) e che da tre stagioni sta a Napoli, uno che ha circa trecento partite in Italia, non ha bisogno di scansare questa realtà urticante, che pare aver dissolto il sogno di sei mesi fa: «Noi siamo quelli di sei mesi fa, anche se in certe circostanze sembriamo, e anzi siamo, meno lucidi. Con la Juve abbiamo fatto bene, però è andata male. Io sono fiducioso, con il lavoro che stiamo facendo torneranno pure le soddisfazioni in casa».
NIENTE TABU’. Uno come Juan Jesus non ha paura del Maradona, di questo «miedo escenico» in salsa partenopea che dal 27 settembre ha afferrato alla gola quella squadra di (quasi) invincibili: «Conosco Mazzarri da tempo, ci ha trasmesso tranquillità e sta tentando di sistemare alcuni aspetti tattici. Ma siamo noi che ora dobbiamo alzare il nostro livello, toccando quei picchi che ci hanno permesso di vincere. Il Napoli deve essere alla propria altezza. A Torino, venerdì, abbiamo sbagliato occasioni importanti e c’è mancato il gol: ritrovarlo ci aiuterebbe, renderebbe tutto più facile».
Perché a uno come Juan Jesus, centrale o esterno, difesa a quattro o a tre, Juventus o Braga, campionato o Champions, è ormai chiaro quale sia il problema di questo Napoli, dunque anche il suo, adesso che la classifica inquieta con il sesto posto e gli ottavi sono lì, a portata di mano, ma sempre oltre uno scoglio. «Quelli che vanno in campo siamo noi e quindi è necessario un altro pizzico di impegno da parte nostra. Stiamo crescendo, mentalmente si notano i miglioramenti compiuti nelle ultime gare ma lo scatto decisivo in avanti, e noi ne siamo consapevoli, te lo fanno fare esclusivamente i risultati. Battiamo il Braga, andiamo agli ottavi: sarebbe un segnale importante per i tifosi ma soprattutto per noi stessi, che ne abbiamo bisogno». Fonte: Cds