Ci risiamo! Il doping di Stato rifà, di tanto in tanto, la sua comparsa. Si sa, promuovere l’immagine di una nazione attraverso vittorie sportive, è una ghiotta opportunità, e la tentazione di vincere facile è davvero tanta. Poco importa se i poveri atleti collezioneranno, nel corso della loro esistenza, una più o meno lunga serie di malanni fisici e psicologici. I medici russi, nel caso venuto alla luce pochi giorni fa, si sono mostrati piuttosto manchevoli di fantasia. Avrebbero potuto utilizzare sostanze dopanti inedite, innovative, come ci si aspetterebbe da una vera superpotenza quale è la Russia, invece sono ricorsi ad un grande ”classico” : steroidi anabolizzanti ed eritropoietina (Epo). I primi, sono sostanze derivate dal testosterone, l’ormone sessuale maschile, ed hanno la capacità di accelerare i fenomeni cellulari anabolici.
Servono cioè a rendere più veloce la sintesi di proteine, carboidrati e costituenti cellulari, con l’obiettivo di aumentare artificialmente la massa muscolare dell’atleta. Hanno anche la facoltà di aumentare l’aggressività, per questo vengono molto usati negli sport di lotta e di potenza. Peccato che, dopo un pò, portino tumore alla prostata e progressiva atrofizzazione dei… testicoli! Già, se li utilizzi, ti aspetta una vita di Viagra, e ad altissime dosi! L’Epo, invece, serve ad aumentare il numero di globuli rossi nel sangue degli atleti prima della competizione e ad assicurare, in tal modo, una maggiore ossigenazione di muscoli e tessuti. Il sangue diventa perciò più denso, e, con lo sforzo e l’aumentata sudorazione, c’è un altissimo rischio di formazione di trombi con relativa trombosi, insieme ad aritmie cardiache, danni cerebrali e morte improvvisa. Ma chissà se, tutto questo, Putin lo sa.
Sì, di sport si può anche morire, ma non è certo una novità. Ciò che stride con questa ruvida affermazione è che, quando si parla di sport, per associazione mentale si pensa subito ad esso come l’ attività salutare per antonomasia, per cui risulta inconcepibile che ci possa essere qualcosa di orribile, come un decesso. Eppure, i numeri parlano chiaro: la morte improvvisa da sport ha un’incidenza da 9 a 23 casi per milione, a seconda dello sport praticato. I più colpiti, sembrano essere gli atleti dilettanti e gli over 40, soprattutto se si tratta di sportivi della domenica, proprio per quelle cause che più volte abbiamo messo in evidenza in questa rubrica: la mancanza di controlli medici.
Anche se si è convinti di seguire uno stile di vita sano, di non assumere sostanze dopanti, di non eccedere negli allenamenti, non bisogna sottovalutare il fatto che ci possano essere dei rischi dovuti, per esempio, a malattie congenite, come potrebbe essere una cardiomiopatia dilatativa, che aspettano solo l’ evento scatenante per potersi manifestare in tutta la loro tragicità. L’unico modo per difendersi consiste nel non sottovalutare i piccoli segnali premonitori, e di sottoporsi a visite periodiche presso il medico sportivo.
A cura di Simone Di Maro