Per larghi tratti del match contro l’Inter, la squadra chiamata a riconquistare la vetta della classifica dopo il successo all’ultimo respiro della Juventus sul campo del Monza sembrava il Napoli. A dispetto dello 0-3 col quale la formazione nerazzurra ha poi sbancato il Maradona, era proprio la squadra di Mazzarri – rivitalizzata sul piano tattico dopo le macerie lasciate in eredità da Garcia – a dar l’idea di star battagliando per la prima posizione.
A conferma di ciò, agli azzurri sono bastati due minuti per entrare nella sfida (conclusione dai venti metri di Elmas intercettata da Sommer) e contemporaneamente scacciar via le certezze di chi aveva pensato ad un monologo interista sin dalle battute iniziali. Dopo il macedone ad andare a un passo dal bersaglio è Politano, fermato soltanto dalla traversa. L’Inter di Inzaghi, in campo con l’undici titolare dopo il massiccio turnover di Lisbona, decide di attendere e viene fuori alla distanza col passare dei minuti. Se una faccia della medaglia dice che gli azzurri hanno ritrovato compattezza nel modo di stare in campo non rinunciando a fare la partita, l’altra fa chiaramente comprendere quanto si possa passare dalla fiducia nei propri mezzi alla disperazione in un attimo. Poco prima dell’intervallo la gara cambia: l’arbitro Massa non sanziona una cintura di Lautaro Martinez su Lobotka a centrocampo, l’azione prosegue e si conclude con un gran tiro dalla distanza di Calhanoglu che non lascia scampo a Meret indirizzando il match sulla via nerazzurra. Per il Napoli oltre il danno dello svantaggio anche la beffa, causata dal mancato intervento del Var.
Nella ripresa le cose non migliorano e a complicarle ulteriormente ecco un’altra situazione arbitrale dubbia, con Acerbi che rischia grosso su Osimhen all’interno dell’area, prima di un prodigioso intervento di Sommer su Kvaratskhelia. I nerazzurri capiscono di scherzare col fuoco e pochi minuti dopo raddoppiano con Barella (alla prima rete stagionale) abile a raccogliere un cross dalla sinistra e infilare per la seconda volta Meret. Il Napoli accusa il colpo e fatica a rendersi ancora pericoloso, mentre l’Inter sfiora il tris in diversi frangenti fino al sigillo finale di Thuram che sfrutta alla perfezione un cross basso di Cuadrado.
Decisioni arbitrali a parte, la sconfitta contro i nerazzurri mette la parola fine alle già residue possibilità di rientrare in quota e provare ad insidiare il duo di testa Inter-Juve (prossima avversaria azzurra). Le responsabilità di queste continue disfatte – in particolar modo a Fuorigrotta, dove il successo manca da 67 giorni – sono da attribuire ad una società rimasta ingabbiata nelle convinzioni del suo numero uno dallo scudetto in avanti: solo sei mesi fa il Napoli concludeva in trionfo davanti ai suoi tifosi una cavalcata straordinaria, mentre la sensazione prevalente ad oggi è che questa squadra sia ridotta a recitare senza soluzione di continuità il ruolo di mero sparring partner della gloria altrui.
Riccardo Cerino